Ricordo che quando ero bambina mio padre mi sorprendeva sempre con tutti i suoi travestimenti. Per me era un uomo dai mille volti. Io infatti non avevo un papà uguale a quello delle mie amiche, il mio era in continua trasformazione e, a differenza degli altri, ogni volta mi lasciava senza fiato con la sua voce. Mio padre era Mario Petri.
Così, appunto, ricorda suo padre Romana Petri all’inizio dell’incontro dilettura di oggi, avvenuto nella circoscrizione uno , nel centro della città di Torino. Qui la scrittrice ha presentato il suo nuovo romanzo intitolato Le serenate del Ciclone.
Una volta il mio papà mi ha raccontato che i suoi amici lo chiamavano Ciclone perché in una rissa si era talmente tanto rotolato per terra, nella foga di scazzottare molti ragazzi , che da allora tutti lo hanno chiamato così. Però mio padre era un gigante dal cuore tenero, ma soprattutto dal talento canoro meraviglioso, tanto da fare innamorare molte ragazze di lui.
Quindi il nuovo libro di Romana ha come tema la vita del suo “babbo”, come lo chiama lei, grande cantante lirico e attore di cinema, ma anche grande maestro di vita per la scrittrice che ci dice : Era un uomo coraggioso che è scappato di casa quando aveva solo diciassette anni perché la sua situazione familiare era molto complicata. Da allora si è sempre battuto con tenacia per diventare un cantante a tutti gli effetti e, alla fine, è riuscito a debuttare a La Scala, solo grazie alla sua testardaggine e al suo duro lavoro.
L’incontro è stato arricchito da delle piccole esibizioni di musica e canto lirico, eseguite da Francesco Cavaliere, abile pianista, che accompagnava il cantante baritono, Alberto Oddenino. Insieme hanno contribuito in modo significativo alla lettura del libro di Romana con i più famosi “cavalli di battaglia” di Mario Petri: alcune arie dall’opera lirica di Mozart, Don Giovanni.
In questo modo musica e lettura hanno riportato l’ atmosfera che Romana viveva tutti i giorni a casa sua quando suo padre era ancora in vita. Lei voleva semplicemente raccontarci la storia di un uomo che aveva un animo leggero, insomma un gigante gentile e aggiunge che questo non è il solito libro che un figlio scrive sul proprio padre ma è il ricordo intero della mancanza del suo papà.
A volte mi svegliavo di notte e lo vedevo studiare le lezioni di canto che aveva seguito durante il giorno. Lo trovavo in cucina e sempre mi diceva scherzosamente:” Ehi , Nessun dorma?” Allora io ridevo e poi mi mettevo a guardarlo mentre ascoltava le registrazioni con le cuffie per non disturbare chi dormiva . Altre volte mi cantava semplicemente delle canzoni ed io rimanevo sempre affascinata dalla sua voce e dalla sua incredibile dolcezza.
Emanuela Infante, Liceo Germana Erba
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