Penultimo giorno del Salone, qui a Lingotto Fiere, pronti a portarvi una visione di novità ed innovazione, tema pregnante della XXIX edizione.
Non a caso, Panorama li ha definiti una delle migliori 5 novità del Salone.
La parte più innovativa dell’editoria italiana sono i piccoli indipendenti con idee originali.
Parliamo del progetto CAMILLA, un nome che dice molto più di quanto possa sembrare: Collana di Alibi Modificati Inclusivi per la Lettura Liberamente Accessibile.
Si tratta dell’unione di nove case editrici che hanno deciso di mettere fine ad un problema sociale e culturale a cui, fino ad ora, non aveva ancora mai pensato nessuno: il problema dell’inclusione, della condivisione della lettura per i bambini con difficoltà a leggere, che siano patologie o complicazioni legate all’età e alla provenienza da Paesi stranieri.
Il problema nasce dal fatto che, nel panorama della lettura infantile, i libri per queste categorie sensibili vengono o pubblicati da case editrici che stravolgono e rovinano il libro originale, rendendo i bambini coinvolti meno integrati e mettendo in difficoltà i loro genitori che non sanno dove trovare testi adatti per i piccoli lettori, o le biblioteche e le associazioni si occupano di modificare i libri originali, fotocopiandoli e rendendoli brutti da vedere e da leggere.
Questo tipi di lavoro artigianale, che dal punto di vista della fatica è encomiabile, da quello del risultato lascia a desiderare: sono libri mortificati, che non vengono minimamente rispettati nel loro progetto originario. Camilla edita, invece, libri accessibili, ma rispettati nella loro visione iniziale.
La casa editrice Uovonero è promotrice in primis perché nasce con la missione di produrre libri accessibili a tutti i lettori con qualsiasi difficoltà di lettura, come si nota dalla collana I pesci parlanti (fiabe tradizionali tradotte in simboli) e, per questo, fa da riferimento rispetto a libri non tradizionali, in secondo luogo a causa della forte spinta data da biblioteche e lettori privati che continuamente richiedevano l’autorizzazione a formattare i libri da loro editi ed adattarli alle esigenze dei piccoli lettori interessati.
Uovonero, piccola casa editrice dalla potenzialità non eccessiva, si inventa Camilla partendo dall’idea semplice, ma complessa nella realizzazione, di mettere insieme libri bellissimi già esistenti rendendoli, appunto, accessibili a tutti i lettori e, in questo, trova sponsorizzazione e aiuto in altre otto società indipendenti, che aderiscono al progetto e si fanno forza dall’unione.
Rendere libri disponibili per tutti in tutte le librerie ha un valore culturale molto forte: non è semplice mettere insieme tanti editori piccoli e indipendenti, questo dà un bel segnale di unione in un periodo in cui ci sono molti problemi e polemiche. La loro peculiarità è stata quella di comprendere che fosse arrivato il momento di fare qualcosa di sostanziale.
Questo può fare il meglio dell’editoria: non solo pensare a fare i propri cataloghi, come fanno le grandi case editrici, ma anche (soprattutto!) creare collegamenti perché il proprio lavora possa essere ben visibile, aperto e allargato.
Ci dicono che il progetto potrà crescere e svilupparsi in altre forme e sono molto fiduciosi, perchè gli editori per ragazzi hanno poco potere e poco denaro, ma sono in grado di fare cose belle e importanti.
Il primo libro sarà pubblicato a settembre, e sarà la versione Camilla di “Che Rabbia!” di Mireille d’Allancé, con stesso format, stesse immagini, stesso testo, e due uniche differenze: il logo Camilla posto accanto al titolo e il testo verbale affiancato da quello in simboli. Anche il prezzo rimarrà invariato!
L’editrice di Che Rabbia! della collana Camilla, Francesca Chinto, ci racconta del lungo viaggio di questo libro, partito sette anni fa, quando le è stato richiesto di pubblicare il libro tradotto in simboli, con un’impaginazione che trasgrediva l’originale, in cui tutto il progetto editoriale veniva messo in secondo piano per dare rilevanza a testo in simboli, è proseguito con una forte polemica da parte dell’editore francese che aveva i diritti ed è terminato quando gli ideatori del progetto sono arrivati da lei a proporle di editare Camilla.
“Quando sono arrivati loro ho pensato che la proposta era stata fatta da editori che sanno l’importanza di cosa c’è dietro ad un libro, che un bibliotecario o le persone di un’associazione non hanno presente. A Bologna siamo andati insieme a proporlo all’editore francese di Che Rabbia! e l’accoglienza è stata entusiasta. La Francia è il nostro punto di riferimento per l’editoria, ma loro sono più indietro. Una volta ricevuta l’autorizzazione, abbiamo pensato “ce l’abbiamo fatta!”. Forse allora è vero che i tempi sono cambiati, quindi ora c’è bisogno di portare avanti questo progetto. Riuscire a creare una rete di 9 editori che cresceranno per avere una collana trasversale è un progetto che può mettere le basi per altri che mettano insieme la ricchezza di ciascuno per offrire di più. E’ stata una bella sfida, ma per fortuna abbiamo trovato terreno fertile da parte di tutti, anche perché ora il tema, l’argomento ed il bisogno che soddisfiamosono particolarmente sentiti.
A chi vi riferite? Quali simboli usate? Quale scuola guida questo progetto e quali simboli usate? I bimbi sono accompagnati in questa lettura, che è terapeutica per loro, quindi è importante chiarirsi bene su questo.
Risponde Enza Crivelli, responsabile per l’autismo del Polo di Neuropsichiatria ANFFAS di Crema e ideatrice del progetto Camilla.
Non sono gli strumenti che ci dicono cosa dobbiamo fare e non sono i bambini i lettori che si devono adeguare a strumenti esistenti, ma sono gli strumenti a doverlo fare. Lavorando con bambini con difficoltà di lettura mi sembrava sbagliato che non potessero leggere: è possibile usare i PECS (Picture Exchange Communication System) se si conoscono bene i pittogrammi, ma si può usare anche i WLS (Widgit Literacy Symbols, noti in precedenza come Rebus) che sono fatti per lettura più definita e rifinita.
Per i primi albi modificati useremo i simboli WLS ma non è detto che non si useranno i PCS. La lettura deve essere un piacere, non un momento di terapia. Si deve seguire lettura perché è piacevole farlo, mentre nel mondo della disabilità oggi si vedono molte cose come terapia, ora concedete ai bambini il piacere di approcciarsi ad un libro perché è bello!
Dietro ogni libro c’è progetto editoriale ben preciso da rispettare. Non amo che i libri per lettori non tradizionali debbano essere reperibili solo in biblioteche o associazioni: devono essere negli scaffali delle librerie, così che magari alcuni dei bambini con autismo che conosco possano andare in libreria e sceglierli. E’ questo il significato vero dell’inclusione!
I libri pubblicati sono rivolti a bambini e non sono per educatori e neuropsichiatri.
Noi non possiamo che fare un “in bocca al lupo!” a tutti e tanti tanti complimenti!
Francesca Romualdi
Liceo V. Alfieri, Torino
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