Nella Sala Blu del Salone si è tenuto l’incontro sull’alternanza del sistema duale, previsto tra scuola e lavoro. Sergio Blanzina si è occupato della conduzione dell’incontro e ha provveduto a fornire un prospetto dell’alternanza delle parti formative, aziendali e scolastiche.

E’ importante comprendere se esista la possibilità di costruire collegamenti tra gli ambiti in cui i tanti soggetti che hanno fatto parte di questo progetto possano collaborare meglio e utilizzare di più le risorse.

Fabrizio Manca, direttore generale, sostiene che l’alternanza giochi tra due fuochi: vincoli e opportunità. Chi si schiera dalla parte dei vincoli, vede nell’applicazione della legge 107 solo un mero adempimento burocratico, mentre chi si pone dalla parte opposta la vede come una possibilità di realizzazione, appoggiandosi ai dati raccolti: rispetto al triennio precedente, si è registrato un incremento del 50% di scuole piemontesi coinvolte.

A fronte di questa situazione, l’ufficio scolastico regionale sta investendo tantissimo nel settore competenze e in quello produttivo, ma rimangono ancora numerosi campanelli d’allarme che andrebbero sfruttati per ulteriori miglioramenti. La richiesta più forte è che ci sia un coordinamento nell’alternanza, un organismo che coinvolga i partecipanti con azioni di sostegno e supporto favorendo un maggior incontro domanda-risposta.

All’istruzione dovrebbe essere dato il compito di stabilire le competenze che permettono di stare nel mondo del lavoro; l’alternanza, dal punto di vista scolastico, ristruttura l’attuale sistema didattico permettendo di ridurre lo iato tra sapere e saper fare.

Hella Colleoni, rappresentante degli imprenditori API, mette in evidenza l’importanza di modelli di trasmissione delle conoscenze e sulla costruzione di progetti che potranno essere impiegati anche in futuro. Bisogna progettare l’alternanza in modo dinamico per creare il connubio perfetto tra scuola e lavoro. Il territorio piemontese è fatto di piccole-medie imprese con fatturati da meno di 10 milioni di euro; i giovani, avvalendosi della poca notorietà di queste aziende, potranno conoscere il modo in cui l’imprenditore diventa anche formatore.

La scuola deve iniziare a ragionare in modo aziendale, con performance efficienti e mirato criterio di verifica. Non bisogna tralasciare neanche una piccola azienda, perché questo potrebbe essere determinante nel futuro economico italiano: vivere alla grande o sopravvivere sono le sole opportunità che ci restano, sta a noi sfruttare la migliore.

 

Giorgia Masaniello, Laura Liuzzi, Lucrezia Landi

Liceo classico Vittorio Alfieri