Nell’ultima giornata del Salone del Libro 2016, sono stati ospiti al salone del libro Guido Vitale, giornalista di “Pagine Ebraiche”, Daniela Fobini, giornalista italiana che vive a Tel Aviv e gestisce la rubrica “Oltre Mare”, e Farian Sabahi, scrittrice, docente e storica italiana, per intervistare e presentare la storia di Payam Feili. Payam è un giovane poeta iraniano, ha trent’anni ed è gay. Scappato dal suo paese d’origine perché omosessuale decide di trasferirsi in Israele, patria che, nonostante sulle cartine islamiche non sia neanche segnata, aveva sempre destato interesse in Payam. Farian Sabani prosegue poi parlando della vita di coppia, omosessuale e non, in Iran. “due omosessuali, per assurdo, possono almeno andare in albergo presentandosi come amici, una coppia deve assolutamente mostrare il certificato di matrimonio”. Tuttavia nel casa in cui si scoprisse in un modo o nell’altro l’omosessualità di qualcuno, questo potrebbe essere condannato addirittura a morte.
L’incontro è sostanzialmente un’intervista al giovane poeta che, a differenza della Fobini, non è potuto venire in italia in quanto attualmente possiede solo un visto temporaneo e ne sta chiedendo uno onorifico grazie agli avvocati, e perciò si collega attraverso Skype. Grazie alle domande postegli dalla Sabahi e gli interventi di Daniela Fobini, che in prima persona ha avuto la possibilità di incontrare Feili a casa di amici, veniamo a conoscenza di un po’ della sua vita. infatti non è stata solo la sua omosessualità a spingerlo ad emigrare ma anche il fatto che sin da quando ha scritto le sue prime poesie è sempre stato tenuto sotto stretta sorveglianza, le sue poesie sono infatti un affronto alla guerra e toccano temi caldi che hanno suscitato disappunto generale.
E’ incredibile come un individuo sia costretto ad emigrare dalla sua patria solo per il fatto di essere omosessuale e di disprezzare la guerra
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