“Sewing hope”, cucire la speranza. Questo è il grido di Suor Rosemary Nyirumbe che ha probabilmente cambiato il punto di vista sulla vita e sulla guerra ai presenti nell’Auditorium dell’ Istituto Vendramini questa mattina alle 11.30. Cucire la speranza per Suor Rosemary significa dare voce a coloro che voce non hanno. Coloro che fin dai primi anni sono stati obbligati a prendere le armi e massacrare persone, spesso anche molto care. Questa era la strategia dei ribelli che nel nord Uganda, durante la guerra civile, misero in atto un massiccio impiego di bambini soldato.
È solito pensare alla figura del bambino soldato esclusivamente come maschio; la Sorella ci racconta, invece, la storia di molte bambine che hanno subito un doppio trauma: essere sia bambine soldato sia schiave sessuali. La storia di questa leader inizia nel 1986, appena scoppiata la guerra.
Aveva iniziato a studiare come ostetrica, ma, a causa dei conflitti, era costretta a lavorare in posti indescrivibili, e a curare coloro che un giorno avrebbero preso parte all’esercito ribelle.
Scappa da Gulu, per raggiungere un convento in una terra meno segnata dall’evolversi della guerra, finché un giorno la sua Superiora le dice: “Ci dispiace veramente tanto, sappiamo che sei scappata già una volta da Gulu ma avremmo bisogno di te nella scuola di Saint Monica” “Se Dio vuole che io sia lì, se Dio vuole che io costruisca la vita nell’acqua, allora non vi dovete scusare.”
Questa è stata la sua coraggiosa risposta. Nel 2001, ritorna a Gulu. La vera sorpresa però è stato scoprire che quella scuola era destinata a 300 ragazze desiderose di imparare il mestiere di sarte. In realtà, nonostante laurea e dottorato, Suor Rosemary non sapeva assolutamente tenere in mano ago e filo.
“Oggi, da frammenti di vite spezzate dalla guerre e le sue atrocità, insieme alle mie ragazze, ormai donne, sono riuscita a cucire la speranza”.
Il libro è una raccolta di storie vissute, angosciose, ma l’autrice ci assicura che le sue donne da tutto ciò sono uscite solamente come eroine. La dignità prima di tutto. L’ospite lascia il pubblico con un ultimo invito: cercare di capire ciò che accade nel mondo, di cambiarlo, partendo dal piccolo, sperando in un futuro sempre più pacifico.
Tali concetti sono stati ribaditi in conferenza stampa presso il palazzo della Camera del Commercio.
Liliane Apetogbo, Giorgia Masaniello
Liceo Linguistico Michelangelo Grigoletti, Liceo Classico Vittorio Alfieri
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