Questa mattina alle ore 10.00, si è svolta, nello spazio BCC Fvg di Pordenone, la discussione tra Giuseppe Antonelli e Marco Cubeddu riguardo un argomento con cui abbiamo un legame stretto: la lingua italiana. Se ne parla nello specifico in una delle più importanti riviste culturali italiane, “nuovi argomenti”, fondata nel 1953, con l’articolo “che lingua che fa?”.

Contrariamente a quanto Pasolini sosteneva, il dialetto, sia scritto sia parlato, che fino a pochi decenni fa veniva usato più frequentemente dell’italiano stesso, si è conservato negli anni. Questi aspetti sono stati diffusi sia attraverso la televisione sia attraverso il digitale. Non appena la popolazione smette di parlare dialetto, la stessa lingua italiana cambia.

Attualmente la nostra lingua madre è protagonista di un fenomeno di adattamento: una parola proveniente da un’altra lingua, per esempio l’inglese, viene usata nel nostro linguaggio comune (ad esempio smog, pearcing) o viene “modellata” così da poter essere utilizzata (ad esempio bistecca).

Sebbene ci siano stati molti cambiamenti rispetto alla lingua che utilizzava Dante, esiste ancora una lealtà linguistica: “appena sentiamo un politico sbagliare un congiuntivo in televisione ci scandalizziamo, lo consideriamo un fatto gravissimo. Questo perché abbiamo ancora un grande interesse nella nostra lingua. Infatti non sta morendo, anzi, se la cava piuttosto bene. Per questo le mode passano ma l’italiano resta.” Conclude così il professor Antonelli. Giorgia Masaniello, Liliane Apetogbo

Liceo classico Vittorio Alfieri, Liceo Michelangelo Gregoletti