Al Cinema Apollo, alle 18.30, è stato proiettato un video sull’attacco a Kunduz. Gli ospiti Marine Buissonnière, Anand Gopal e Flavia Lattanzi , ci raccontano come siano “bersagli facili” gli ospedali dell’Afghanistan , Siria, Yemen e Sud Sudan. Il mediatore dell’incontro è Lorenzo Cremonesi, giornalista del Corriere della Sera.


L’evento è iniziato con l’ intervento del presidente di M.S.F (Medici Senza Frontiere), Loris De Filippi, il quale ha fatto una breve premessa riguardo “il caso studio “della distruzione dell’ospedale di Kunduz, grazie al supporto di un video che ci mostra il prima e il dopo bombardamento dell’ospedale. In conclusione, lasciandoci al video, il presidente di MSF ha espresso il proprio pensiero dicendo: “non importa chi sia stato, un ospedale in zone di guerra non deve mai essere bombardato”.
La storia raccontataci nel video inizia nel 2011 quando nasce questo ospedale, fondato da MSF. L’Ospedale contava 55 posti letto e 2 sale operatorie. Nel 2012 con la creazione di uno spazio più grande si potevano contare 92 posti letto, nel 2013 si creano nuove sale operatorie, nuove sale specialistiche e nuove assunzioni di medici competenti. Sfortunatamente nel 2015 iniziarono le prime guerre le quali coinvolsero inizialmente solo soldati e in un secondo momento anche civili. L’ospedale diventato famoso per le cure gratuite ed efficienti venne soprannominato “culla per la gente povera di Kunduz e non solo”. Infatti non tutti i pazienti venivano da Kunduz, ma anche da paesi vicini. In quel periodo si vantavano 130 posti letto. L’affluenza fu esorbitante e i medici della struttura dovettero assistere 376 pazienti in soli 5 giorni.
Arriviamo al 3 ottobre 2015. (I ragazzi del Bookblog si sono occupati dell’avvenimento scrivendo questo articolo http://bookblog.salonelibro.it/un-pensiero-per-kunduz/). Alle 02:08 una bomba, si scoprirà essere americana, cade sulla zona anteriore dell’ospedale causando numerose vittime. Il bilancio arriva a 42; 14 medici, 24 pazienti e 4 famigliari di questi. In pochi attimi si susseguono una serie di bombardamenti, solo alla fine potremo sapere il numero esatto: 211. L’unica certezza che abbiamo adesso è la volontà di chi ha gettato quelle bombe, cioè di ledere i medici, i civili e distruggere quelle strutture di aiuto. Il video ci mostra in maniera estremamente sconvolgente, attraverso le riprese fatte dall’ospedale, ciò che ne rimane, ovvero nulla, tutto è stato raso al suolo.
“E’ svanito tutto”, sono le uniche parole che riesce a dire Faizullah, direttore della sala dei pazienti dell’ospedale di Kunduz. Sopravvissuto all’attacco riesce a raccontare la sequenza dei fatti ripercorrendo quei corridoi ormai ridotti in macerie del vecchio ospedale. Ci racconta i movimenti e le parole dei pazienti spaventati e malati all’interno della struttura. Faizullah ci racconta di come un medico, un suo collega, abbia perso un braccio nel primo bombardamento e in seguito sia morto. Il direttore della sala dei pazienti avrebbe voluto portarlo fuori, ma il corpo ormai stava bruciando sotto le macerie dell’edificio, insieme a tutti quelli delle altre vittime.
Solo dopo molti mesi sapremo che quell’aereo che provocò tutto questo fu un AC-130 americano.
Alla fine del video una lista di nomi, seguite dall’età, percorre lo schermo, fino ad arrivare all’ultimo “nome”: unknown, sconosciuto. Lo schermo diventa nero e applausi prolungati invadono la sala.
Entrano gli ospiti e il moderatore dell’incontro. Dopo i saluti e i ringraziamenti inizia il dibattito. Il primo a parlare è il giovane giornalista e scrittore Anand Gopal, il quale narra avvenimenti accaduti in Afghanistan, tra le invasioni militari di americani e afghani. Racconta di come queste forze nel febbraio 2016 abbiano circondato un ospedale e ordinato a medici e pazienti di uscire, mettendo l’intera struttura “sottosopra”. Successivamente i pazienti e i medici hanno subito percosse e torture. Un altro esempio è quello del padre di un suo amico, sequestrato una mattina nella sua panetteria, torturato e legato per i piedi. Solo dopo giorni i talebani che sequestrarono l’uomo chiesero un riscatto in denaro alla famiglia. La cifra richiesta fu molto alta. Due mesi dopo il fenomeno si ripetè. L’uomo venne nuovamente sequestrato e torturato in cambio di denaro.
In questo periodo però si possono notare anche degli esempi per cui le due fazioni provarono ad essere indipendenti e differenziarsi. “Solo se supportavi il pensiero afghano potevi ricevere istruzione e cure mediche”.
In seguito parla la referente dei MSF, Marine Buissonnière, la quale denuncia coloro che non hanno mai curato quei bombardamenti avvenuti in Vietnam nel 1900 o nello stesso periodo in Afghanistan. La referente però riconosce l’interessamento a questi nuovi bombardamenti, a questo terribile fenomeno. Cambiando argomento ci riferisce alcune lamentele dei pazienti per la poca sicurezza all’interno degli ospedali per causa delle bombe, un esempio è il “tappeto di bombe” accaduto nello Yemen, provocando stragi di persone.
L’ultima ad avere la parola è Flavia Lattanzi, professoressa di diritto internazionale umanitario. Le prime parole su cui la professoressa si sofferma sono “il diritto fornitoci è applicabile, ma non viene applicato”; queste norme sono state fornite dagli stati che formano il consiglio di sicurezza,durante il consiglio di Ginevra. All’interno di tale consiglio 4 paesi sono coinvolti attivamente in queste guerre. Sono questi stati i primi a non rispettare tali norme: “non le vogliono far funzionare”. Anche nella Corte penale internazionale sono presenti debolezze, in quanto cercano di scovare la volontà di commettere un attentato piuttosto di cercare la sua motivazione.
“Non funziona esportare la democrazia”, ha detto la professoressa, servono progetti di dialogo nei paesi dove ci sono conflitti, e non bombardamenti. Nel 1864 nascono le leggi per proteggere gli ospedali militari, seguite da quelle per gli ospedali civili nel 1949. Queste norme sono scritte in modo dettagliato ma hanno anche debolezze, ci riferisce Flavia. In conclusione ci confida la sua speranza nella Corte penale internazionale la quale dovrà dare il giusto giudizio nei confronti dei colpevoli che hanno bombardato questi ospedali.

Anna Di Garbo e Francesca Menegatti