Nonostante sia ormai ottobre e le vacanze solo un lontano ricordo, ieri pomeriggio, presso il Gazebo dei Giardini Sambuy, si è tenuto un incontro riguardante un viaggio assai particolare: un viaggio tra storie di vita. A parlarcene c’era un gruppo di donne, le “raccoglitrici di storie” del Centro Interculturale di Torino, che ogni anno scelgono un tema su cui raccogliere, appunto, le storie di numerosi migranti. Da questo lungo percorso di collaborazione lo scorso anno è nato “Il cibo in valigia”. Questo libro, come ci rivela l’antropologa Lucia Portis, ci insegna a “degustare” il mondo, perché il cibo è ben più che cibo: è prendersi cura di sé e degli altri, è possibilità di integrazione e lavoro. Per Christelle il cibo è consolazione, è evocazione di luoghi e persone Io ogni tanto ho nostalgia. L’Africa è l’Africa. Tutte le volte che vado poi mi viene voglia di tornarci sempre, però non si può e mi consolo facendomi le cose da mangiare.”  O ancora, il cibo è rito, è tradizione, è identità, secondo Ndejda, una signora moldava che, durante l’incontro, rievoca l’odore del pane appena sfornato che preparava da bambina insieme alla mamma. E infine il cibo è condivisione, è piacere, ma è anche misura del cambiamento per James, immigrato 36 anni fa dall’India. Egli, parlandoci di cocco e spezie, ricorda il suo paese natale, suo padre e il suo voler mangiare insieme a tutta la famiglia, ad occhi chiusi, lentamente, con le mani; un modo assai diverso rispetto al nostro, caratterizzato dalla fretta, purtroppo, non solo nel mangiare ma nel vivere in generale.

Tutte queste lIMG_4973oro testimonianze e molte altre ancora, racchiuse nel libro, si percepiscono non appena lo prendiamo in mano, grazie al titolo autoesplicativo e alla splendida copertina. Anch’essa è stata il frutto di una collaborazione, attuata fra il Centro e gli studenti di architettura del Politecnico di Torino. Ne sono state realizzate sessanta, e alcune di esse sono raffigurate all’interno del libro. Esso contiene anche alcune ricette tipiche e un glossario alimentare di cibi provenienti da ogni parte del mondo perché, come afferma ancora James, nonostante le differenze “Il cibo è un ponte che ci congiunge gli uni agli altri.” E infatti, proprio grazie alla sua storia, e a quella di Terry, Yassine, e tantissimi altri migranti come loro, possiamo capire che siamo sì lontani, ma ancor più vicini!

Gaia Olocco, Liceo Alfieri, tutor Fuorilegge