Seattle è il luogo in cui è nato e cresciuto, è proprio grazie a Seattle che iniziamo a conoscerlo: Charles D’Ambrosio, maestro della short story ed esperto saggista, il 29 marzo ha iniziato l’incontro alla scuola Holden descrivendo la sua città d’origine. Potremmo aspettarci che ne venga fuori un quadro di serenità e avanguardia, abituati come siamo ad associare questa città americana ai frappuccini di Starbucks e agli smaglianti neurochirurgi di Grey’s Anatomy. E invece no: la Seattle degli anni ’70 è fatta di nebbia uggiosa, è vuota e remota, isolata dal resto, più a west del West, dove il mito si esaurisce e non esiste un via di scampo alla noia.
È in questo clima un po’ tetro che si sviluppa la personalità dello scrittore. Egli definisce se stesso un “outsider”, un emarginato, e ammette di essersi trovato a vagare senza scopo in quella città che non gli forniva speranze. La parola stessa Loitering, titolo del suo ultimo libro, Perdersi in italiano, rimanda a questo comportamento, per lui pregnante, che riversa in tutti i personaggi dei suoi racconti. Il suo obiettivo, però, non è un’autoanalisi, bensì una ricerca approfondita che scava nel proprio essere, nella speranza di dare una voce a tutti coloro che vivono che si sentono esclusi dalla società.
Nei suoi libri la verità assume sempre mille sfaccettature, prende forme diverse a seconda dei punti di vista. In questo modo D’Ambrosio si concede il privilegio del dubbio, che ci viene difficile esprimere a pieno nella vita quotidiana, continuamente pervasa dalla frenesia che ci costringe a decisioni immediate.
Ogni racconto di Charles D’Ambrosio contiene quindi qualcosa di personale, ma il frammento che ci legge, tratto da un saggio pubblicato sul New Yorker, va oltre, perché parla della sua famiglia. Una storia non facile, ma anzi piena di sofferenze, tanto che persino lui all’inizio trovava difficile parlare dei suoi fratelli, ai quali ha ora dedicato Perdersi.
Perché, come ribatte alla fine lui stesso, la famiglia è il punto da cui parte ogni cosa, inclusa la letteratura. Piena di drammi, certo, ma drammi che hanno prodotto incredibili capolavori.
Chiara Sapia e Virginia Rocco (Liceo Classico e Musicale Cavour)
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