Una menzione speciale – novità di quest’anno – è andata al Liceo Linguistico Soleri Bertoni di Saluzzo che ha lavorato con gli studenti ristretti della Casa Circondariale Rodolfo Morandi di Saluzzo: sotto i commenti della giornata all’interno della Casa circondariale Rodolfo Morandi dove è stata organizzata una lezione/gara nel corso della quale gli studenti, che hanno partecipato al concorso Comix Games, si sono cimentati in una serie di giochi linguistici (tautogrammi, anagrammi, acrostici, rime e così via). Grazie a loro e alla professoressa Rossella Scotta che ha raccolto per noi i commenti degli studenti
DENTRO LE MURA
UN GIORNO DIVERSO
CON COMIX GAMES
Haiku di Salvatore L. – studente ristretto
Rossella S. – la prof
Esprimo un giudizio decisamente positivo sulla valenza di educazione linguistica di questo concorso.
I miei studenti, che hanno dovuto riscrivere più e più volte le trame di opere come l’Eneide, l’Amleto o il Don Chisciotte dopo aver eliminato dai nuovi testi tutte le vocali a e le consonanti s (lipogrammare ha infatti questo significato), si sono scervellati per settimane nella ricerca di sinonimi e di costruzioni sintattiche alternative che riuscissero a preservare in modo soddisfacente il senso logico dei diversi percorsi narrativi.
L’esercizio linguistico è stato faticoso, ma produttivo anche sul piano dell’ inclusione e della cittadinanza attiva perché ha focalizzato su un comune obiettivo culturale le energie di studenti “diversi” appartenenti alla comune scuola madre del Soleri-Bertoni.
Un sentito grazie alla giuria del Comix Games da tutti noi.
Francesco S. – studente ristretto
Questo lavoro è stato realizzato da quattro classi dell’Istituto “Soleri–Bertoni” di Saluzzo, tre di studenti ristretti del Corso carcerario del Liceo Artistico (classi I D/C – II D/C – V D/C) ed una di studenti “liberi” del Corso ordinario di Liceo Linguistico (classe II L/B). Le prime tre classi hanno proposto a quest’ultima di eliminare la vocale A e la consonante S.
Al riguardo ci è stato chiesto perché si è scelto di eliminare giusto queste due lettere: abbiamo spiegato che in tal modo volevamo esorcizzare l’etichetta della negatività con cui vengono indicati i detenuti ristretti nei reparti di Alta Sicurezza, cioè con l’indicazione sulle proprie schede delle lettere AS. La nostra proposta è stata accolta dai ragazzi con entusiasmo, atteggiamento che ha contribuito ad attutire in noi la negatività di questo marchio, anzi ci ha fatto sentire dei comuni studenti che insieme a loro facevano parte di un gruppo di lavoro.
Aggiungiamo che, venendo noi quasi tutti da lunghe detenzioni, la frequenza scolastica ci ha permesso di acquisire la consapevolezza di cosa significa realmente il bene e di conseguenza di distinguerlo dal male.
Preannunciamo pertanto a questi stessi studenti, qualora eventualmente partecipassimo ancora insieme ad una nuova edizione di questo concorso ( davvero utile per farci imparare ad utilizzare al meglio la lingua italiana e stimolarci a leggere libri magari sconosciuti) che la prossima volta vorremmo assolutamente mantenere la vocale A e la consonante S, con il presupposto di conferire a questa sigla un significato completamente diverso rispetto al precedente, vale a dire “Amicizia e Serenità”: infatti, considerata la bella esperienza vissuta con questi adolescenti, e quanto loro hanno saputo trasmetterci, abbiamo imparato una volta di più che dalle ceneri della negatività può sempre nascere la positività.
Emilio T. studente ristretto
Cari amici di Comix,
scrivo queste brevi considerazioni dopo l’incontro avvenuto il 28 marzo nel carcere di Saluzzo, con l’intento di ringraziare chi lo ha reso possibile e di condividere i miei pensieri con tutti i partecipanti, liberi o diversamente liberi. Oltre l’aspetto ludico legato all’uso della lingua, già di per sé interessante e divertente, mi ha colpito l’osservare il modo di stare insieme di tante diverse persone, con ruoli molto diversi tra loro, con diversi bagagli culturali, con diverse finalità, diverse maturità e diverse esperienze di vita. Tutte queste diversità potrebbero ostacolare la creazione di un clima armonico ma in realtà mi sembra che, per un qualche misterioso motivo, in occasioni come queste sia possibile superare i condizionamenti culturali e sovrastare, con il desiderio di condividere e costruire, le poderose e limitanti sovrastrutture che la società, più o meno consciamente, edifica.
Dopo aver varcato il limite fisico, e ancor più mentale, del controllo degli agenti, ci si è trovarti dentro un ambiente, tutti insieme. Questo può sembrare banale ma porta in sé implicazioni tutt’altro che scontate. Un ambiente infatti delimita uno spazio, fisico e psicologico, e separa un dentro rispetto a un fuori.
Chi è all’interno è portato a considerarsi parte di un gruppo aggregativo e si sente parte di un tutto. Solitamente i detenuti, quando sono a contatto con persone libere, come in un tribunale o in un ospedale, sono circondati da agenti armati e sono ammanettati o rinchiusi in una gabbia. Il messaggio esplicito vuole marcare il confine e la società dice al detenuto: ” Non sei uno di noi. Tu sei qui ma è come se non ci fossi. Non ti consideriamo un nostro pari “.
Questo oggi non è avvenuto. I detenuti hanno potuto interagire liberamente con i liberi e hanno potuto beneficiare di un’apertura di credito morale da parte della comunità che sicuramente avvicina anziché dividere. La sensazione di essere trattati come “pari”, con il bon ton e cortesie annesse e connesse, segna il superamento di una barriera la cui durezza non può essere compresa da chi non è mai stato detenuto.
Oltre a questa benefica sensazione, ho il convincimento che questi incontri, tra il detenuto e il fuori dal carcere, siano utili, in proiezione futura, anche ai giovani, studenti e non studenti che siano.
In particolare le classi liceali ospitano coloro che un giorno saranno insegnanti, medici, avvocati, magistrati, giornalisti e occuperanno quei ruoli che incideranno significativamente sulla futura società. Non è male quindi che essi abbiano consapevolezza di se stessi e del mondo in cui vivono. La giustizia e il carcere fanno parte del loro mondo e girare la testa dall’altra parte sarebbe controproducente. Ghettizzare o tentare di ignorare il male non ha mai prodotto la sua attenuazione e trascurare una criticità solitamente porta al suo ingigantirsi.
Al contrario, conoscere il disagio sociale e porsi il problema di cosa fare per costruire un futuro migliore, porterà i futuri cittadini a non lasciarsi strumentalizzare e a non diventare facile preda dei populismi. Sapranno leggere un giornale e conoscere la differenza tra un giornalista e un truffatore. Sapranno scegliere, decidere e votare in modo responsabile.
Quando dovranno pianificare e determinare come dovrebbe essere un carcere, forse, anche un piccolo momento come quello di oggi non sarà stato inutile.
Cristina R. studentessa esterna
Sono la prima ad entrare nell’aula carceraria: appena supero l’ingresso decine di sorrisi mi salutano. Trovo il gruppo cui sono stata assegnata e cominciamo a parlare; sono molto simpatici e mi sento subito a mio agio.
Il pomeriggio trascorre tra risate, ricerca delle parole e chiacchiere.
Il tempo passa rapidamente e ne sono dispiaciuta.
Esperienza davvero formativa e rilassata.
Gaia P. studentessa esterna
Le mie impressioni sono assolutamente positive! All’entrata nell’aula dove ci attendevano gli studenti ristretti, ho subito percepito un bel clima. Infatti così è stato durante tutta la durata del gioco, gli studenti dell’istituto Morandi hanno da subito cercato di metterci a nostro agio in tutto e per tutto! Abbiamo collaborato in modo naturalissimo ed è stata un’esperienza che rifarei certamente molto volentieri. Insieme a loro abbiamo passato un pomeriggio alternativo e divertente, ma abbiamo imparato anche molte nuove cose per quanto riguarda la lingua italiana. Sicuramente un pomeriggio di questo tipo lascerà un bellissimo ricordo! Grazie mille a tutti per avermi fatto vivere una bella esperienza come questa!
Debora B. studentessa esterna
Devo ammettere di essere stata molto scettica e anche titubante a proposito di questo incontro; e probabilmente questi miei sentimenti erano dovuti al fatto che non mi era mai capitato di ritrovarmi a passare un pomeriggio con dei detenuti. Ma non mi pento di aver avuto queste esitazioni, anche perché una delle cose più emozionanti è stata proprio sentire dentro di me come l’imbarazzo e i tentennamenti iniziali a poco poco svanissero, mentre incrociavo i loro sguardi carichi di emozioni e scambiavo i primi sorrisi. Da cornice a questa intensa giornata, la complicità e l’unione che le varie prove di Comix games hanno creato, cancellando così ogni tipo di muro che molto spesso nasce dai pregiudizi di “chi sta fuori”.
Matilde D. studentessa esterna
Martedì 28 Marzo è stato veramente un piacevole pomeriggio. Non avevo mai avuto modo di collaborare così da vicino con gli allievi ristretti del nostro Istituto. Il mio gruppo, composto come tutti gli altri da studenti ristretti e non, era molto equilibrato, con due detenuti molto preparati, collaborativi e simpatici. La gara è stata veramente stimolante e divertente, con ricchi premi per tutti. I due conduttori sono stati veramente bravi a coinvolgerci per più di due ore e non farci mai annoiare. Un’ esperienza che consiglio veramente a tutti.
Miriam R. studentessa esterna
L’incontro con i detenuti è stato una piacevole sorpresa: non mi aspettavo di incontrare persone così simpatiche e pronte a mettersi in gioco. E’ stato bello poter sfatare pregiudizi e luoghi comuni scoprendo un’umanità vera e profonda.
Mi sono stranamente sentita a mio agio a chiacchierare del più e del meno con loro, come fossero vecchi amici. Stando lì a giocare insieme e a collaborare per vincere mi sono dimenticata quasi subito di dove mi trovassi. La loro gentilezza e la loro simpatia contagiosa mi hanno fatto riflettere su quanto fosse importante anche per loro essere lì con noi: uscire dalla gabbia e respirare aria di novità.
Sono contenta che la scuola ci abbia permesso di fare questa esperienza perchè ho davvero imparato molto su una realtà solo apparentemente lontana.
Michela C. studentessa esterna
Ho avuto l’occasione di confrontarmi e di parlare con persone che sono riuscite a farmi sentire a mio agio e ad invogliarmi a trascorrere del tempo con loro in un contesto che è andato al di là delle mura dì un edificio chiamato comunemente carcere. Era un luogo particolare, speciale … al suo interno vedevo uomini… uomini i quali hanno il diritto di avere una seconda possibilità.
È stata un’esperienza unica, toccante, che ha lasciato in me un segno, un ricordo.
Grazie per questa opportunità che mi ha fatta crescere.
Sofia B. studentessa esterna
L’incontro in carcere per i Comix games è stata un’occasione per abbattare i muri che ci separano dagli studenti ristretti e mettere da parte ogni pregiudizio.
È stato un modo per regalare libertà là dove non ce n’è e risate spensierate là dove c’è silenzio.
È stata una bella esperienza, che ci ha lasciato in cuore il ricordo di persone e non di detenuti.
Sara E. studentessa esterna
Attività molto interessante, divertente e formativa.
Noi ragazzi insieme ai nostri compagni del Corso carcerario di Liceo Artistico ci siamo divertiti grazie ai giochi proposti da Comix games, ma nello stesso tempo abbiamo percepito le difficoltà di coloro che trascorrono la maggior parte del tempo all’ interno di una stanza con le inferriate alla finestra.
Io sono rimasta particolarmente colpita da un ragazzo del mio gruppo, di circa 35 anni, che mi ha detto di trovarsi in carcere da 17. Ha preso i fogli che avevamo utilizzato per cercare le parole e mi ha detto: “Questi fogli li metto nella mia agenda… così, quando l’aprirò, penserò a voi e alla bellissima giornata trascorsa tutti insieme”.
Questa frase mi ha colpita molto.
Salvatore T. studente ristretto
Solo qualche settimana fa, con la nostra professoressa, ragionavamo sul fatto che il fine ultimo dell’istruzione in carcere, dovrebbe essere quello di favorire la risocializzazione della persona detenuta: allo scopo, ci dicevamo, sarebbe stata utile la messa in opera di un’ Educazione pervasiva, che abbracciasse cioè ogni aspetto della vita detentiva allo scopo di umanizzare l’istituzione penitenziaria: attraverso l’incontro e il confronto dello studente-detenuto anche e soprattutto con la società civile esterna, si potrebbe ottenere come risultato quello di consapevolizzare quest’ultimo della necessità di dover rileggere se stesso in chiave critica e di farlo divenire, pertanto, un soggetto emancipato di promozione della cittadinanza attiva… dall’altra parte, però, considerata la stancante burocrazia penitenziaria, in seno alla quale si arena spesso ogni iniziativa tesa a valorizzare il concetto di rinnovamento, rimaneva incerto il quesito se fosse questo un progetto realizzabile o se, invece, sarebbe rimasto soltanto la chimera di una visione eccessivamente ottimistica delle possibilità che potevano essere offerte, ancora prima che dal sistema carcere, dalle attività intra ed extrascolastiche. La risposta, perlomeno al sottoscritto, è venuta lo scorso 28 marzo, in occasione della gara-lezione di ludolinguistica offerta, agli studenti del Corso carcerario di Liceo Artistico e del Corso ordinario di Liceo Linguistico dell’Istituto Soleri-Bertoni di Saluzzo, dall’agenda scolastica Comix e dai suoi coordinatori Andrea Delmonte e Silvia Stagi: mentre sedevo ad uno dei tavoli di studenti che partecipavano alla gara-lezione e osservavo quelle belle teste chine, tutte intente ad analizzare e a commentare il contenuto dello stesso documento, mentre le mie orecchie registravano gli spigliati accenti degli giovani studenti che si prodigavano nel suggerire delle soluzioni e coglievo l’ilarità suscitata in loro da alcune imbeccate dei colleghi più grandi, mentre apprezzavo il salutare agonismo con il quale i primi incalzavano questi ultimi nel ricercare nella propria memoria un sinonimo o un contrario che aiutasse a risolvere, se non l’acrostico, il tautogramma che li impegnava in quel frangente, illuminato dalla consapevolezza, mi avvedevo come tutto ciò avvenisse nella straordinaria e inusuale dimenticanza del contesto carcerario: quegli adolescenti non si trovavano affatto all’interno di un istituto penitenziario, in un’aula scolastica con delle grate alle finestre, non condividevano lo stesso spazio con dei detenuti, né si curavano degli agenti di polizia penitenziaria che sostavano lungo il corridoio… vivevano, invece, quel momento, semplicemente, accanto a delle persone, loro consimili, lontani dal pregiudizio provocato dell’ignoranza, che evoca l’idea del carcere e del carcerato come altro da se stessi; e noialtri, studenti ristretti, inseriti in quel puzzle di giocosa umanità, che ci rammentava di appartenere a quella stessa collettività, grati dell’accoglienza e della fiducia che ci era offerta non solo ma principalmente da quei giovanissimi compagni di gioco e studio, trascendevamo, da par loro, quel tempo, proiettandoci al di là della recinzione che circoscriveva l’ambito dentro il quale siamo condannati a vivere quotidianamente e ci riappropriavamo della consapevolezza di poter essere altro rispetto all’essere solo dei detenuti… questo ci era possibile immaginare grazie all’impegno, alla tenacia e alla competenza di persone che, indipendentemente dalle critiche e dalle delusioni che riscuotono nel proseguire lungo questo cammino, continuano a credere nella possibilità di cambiare insita in ogni essere umano e, pertanto, a promuovere, instancabilmente, un’Educazione pervasiva, all’interno della quale sono da ricercare e da attuare, più di tutto, quelle attività socio-culturali che questo cambiamento concorrono a rendere possibile ed effettivo.
Ecco, riflettevo appunto di questo, mentre il mio sguardo, nella complicità di quel coinvolgente insieme, abbracciava, ancora una volta, con gratitudine, la figura della nostra, a volte incompresa, eppure insostituibile docente, che di questo laboratorio didattico è certamente ispiratrice e sostenitrice.
Chi
Osava
Mai
Immaginare
X
Gruppi
Allievi
Migliore
Esperienza
Socializzante ??
Ciao a tutti da Saluzzo
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