Mitologia classica e il fantasy: cosa può legare due generi cronologicamente così distanti?

I Labirinti del mito sono una accurata antologia dei casi editoriali di narrativa contemporanea di ascendenza mitologica. Il bisogno di una tale pubblicazione, realizzata da un’equipe di studenti dell’Università Cattolica, è stato discusso giovedì 18 maggio presso lo Spazio Eventi del Lingotto. Durante l’incontro si sono attraversate tutte le otto sezioni che costituiscono la raccolta, identificabili per il loro campo tematico, e affrontate attraverso la lettura degli estratti che all’opinione dei ragazzi coinvolti sono apparsi più significativi.

Rilevante è stato il riferimento all’Insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera -autore ostile al regime vigente in Cecoslovacchia nel periodo della Primavera di Praga- che, attraverso il mito di Edipo, ha dimostrato di aver colto l’inconsapevolezza di coloro che, pur arrogandosi l’innocenza, sono responsabili della rovina della propria patria. Proseguendo con la tematica del viaggio senza fine il riferimento a Joyce è stato d’obbligo: il suo Ulisse, molto distante dal ritratto che ne fa Dante, affronta un viaggio che non lo porta a peregrinare per dieci anni nel Mar Mediterraneo, bensì ad immedesimarsi per un giorno nella mente di alcuni suoi concittadini Dubliners. Il contributo della grande mitologia classica, tanto greco-romana quanto nordica, all’attuale filone della narrativa fantasy è stato sottolineato anche grazie all’intervento dell’ospite Simone Sarasso. Autore del recente romanzo Aeneas, ha esposto la propria tendenza a narrare le grandi figure dell’epica antica in un’ottica che si riflette in tutto nella società contemporanea, rendendole al contempo umane e più vicine all’attuale concezione di uomo.

Tutto questo deve farci riflettere sulla critica condizione della divulgazione della cultura classica, come modello e anti-modello, in una società che sembra non tenere più conto della cultura non finalizzata ad una mera occupazione e monetizzazione del tempo. La conclusione naturale della conferenza è così riscontrabile nella necessità di porre fine all’attitudine al limite dello snobismo, tipica degli ambienti dediti agli studi classici, nei confronti della letteratura fantastica, attitudine che non può che abbattere il potenziale di un genere più che mai tramite della cultura del mito.

Piervittorio Milizia, Giovanni Sette (Liceo Ariosto)