“Il vero viaggio comincia al ritorno: non serve guardare l’orrore negli occhi, indignarsi e poi tornare a casa e non fare nulla per cambiare le cose.”

Questo ci viene ricordato da Alessandro Azzolina, presidente del “Treno della memoria” un percorso educativo rivolto principalmente agli studenti delle scuole secondarie superiori e dei primi anni dell’università, che culmina con un viaggio a Cracovia per visitare i campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau. Insieme a lui la politica Maria Chiara Acciarini, il consigliere regionale Nino Boeti e il giornalista e autore Stefano Paolo Giussani hanno tenuto il primo incontro di “Diritti senza confini” nell’Arena Piemonte, spiegandoci come la collaborazione tra “Treno della memoria” e Torino Pride contribuisca a salvaguardare il il ricordo dei terribili avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale. Ogni anno un  viaggio di formazione storica ed educativa è organizzato per ripescare e dare dignità alle pagine di storia che altrimenti sarebbero presto dimenticate, per essere più consapevoli sul passato guardando da vicino i luoghi dello sterminio, e per tenere anche gli occhi più aperti sul presente e sul futuro perché ciò che è successo non si ripeta.

Molti però, dopo così tanto tempo, si chiedono: “E’ ancora così importante ricordare?” La risposta degli interventi di oggi è stata “Assolutamente sì”. Ricordare certo la strage dell’olocausto, dramma giustamente più sentito, ma accanto a ciò anche quello della deportazione e dello sterminio di omosessuali, zingari, oppositori politici e tutti coloro che si discostavano dalle idee del regime e da quello che era concepito come la normalità. I deportati, come ci racconta Maria Chiara Acciarini, erano schedati e identificati con un numero di matricola impresso sul braccio e un triangolo di stoffa colorato cucito sulla camicia che indicava il motivo dell’arresto e della deportazione perché perdessero la loro identità e venissero cancellati in quanto persone.

Se l’indifferenza, la censura, la vergogna è riuscita a cancellare il ricordo dei singoli nomi, troppo spesso ci dimentichiamo come dietro quei numeri e simboli ci fossero delle persone, dei bambini, dei ragazzi come noi che sono stati deportati “oltre il confine” per veder svanire i propri sogni.

È quindi ricordare il miglior modo per non rimanere impassibili davanti a questo grande sterminio, e viaggiare, con un treno o con l’informazione per comprendere nel modo più chiaro le pagine più tristi della storia europea.

 

Chiara Sanvincenti e Sara Verhovez

Liceo Alfieri