“Il passato non è mai passato”: la violenza e la paura scatenate dal razzismo, dalla paura dell’altro, sono un motivo ripetuto nella realtà americana.
Così ha preso avvio l’incontro con la poetessa americana Claudia Rankine, ospite del Salone del Libro.
Intervistata dalla scrittrice e traduttrice Claudia Durastanti, la Rankine ha illustrato il suo libro Citizen: An American Lyric.
L’opera non è stata concepita come strumento di denuncia aggressiva, ma come una fonte di riflessione, un invito a reagire. Non è infatti un libro di rage ma di meditation e intimacy.
La poesia è vista come example, come professione e testimonianza di autenticità.
Attraverso la rappresentazione delle microaggressioni del quotidiano, essa riesce a descrivere la macroviolenza che ancora è dilagante negli Stati Uniti.
Il razzismo, per la Rankine, vedrà l’oblio solo nel momento in cui si riuscirà a parlare di whiteness con la stessa spontaneità con cui si parlerà di blackness.
Dopo quattrocento anni di razzismo e schiavitù, ha concluso l’autrice, ancora non abbiamo appreso la lezione?
Francesco Casari e Khalil Zantou,
Liceo Ariosto
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