Il 19 maggio 2017 dalle 14.30 presso la sala internazionale Babel del salone del libro di Torino si è svolto il dibattito tra Enzo Bianchi e Alexis Jenni che ha presentato il suo recentissimo libro “Il volto di tutti i volti” che racconta il suo percorso spirituale fino alla ripresa della fede interrotta a causa delle decisioni spirituali della famiglia atea. L’uso di cuffie collegate al microfono di un traduttore ha permesso ai molti uditori di comprendere le parole dell’autore francese. Ai suoi racconti e riflessioni si sono alternati i pensieri del noto esponente della comunità cristiana Enzo Bianchi che con la sua abilità nel parlare è riuscito a far intendere con molta facilità a chiunque si trovasse lì i suoi complessi pensieri riguardo al libro.
Il testo è un’autobiografia spirituale che comincia con la fede del nonno cristiano di Jenni e con il suo modo di interpretare la religione che causa il contrasto con i genitori atei. Nella prima mezz’ora Jenni ha spiegato il messaggio che il suo libro vuole trasmettere: “Dio non può avere volto, ma i volti sovrapposti di tutti quelli che lo ascoltano e lo sentono formano quello di Cristo, volto multiplo e mite, volto collettivo in una sola persona, volto che, al modo fantomatico dei volti, assomiglia a tutti e a ciascuno”. La fede di Jenni nacque da una semplice spiritualità senza cultura che si e tramutata nel vero e proprio credo grazie ai molti cristiani che aveva attorno. Enzo è colui che ha scoperto, tradotto e diffuso il libro avendolo colpito il modo in cui lo scrittore si rivolgeva a Cristo senza mai nominarlo creando nel lettore uno spaesamento nel capire a chi si riferisse. Durante la lettura infatti Enzo si chiese molte volte chi fosse l’oggetto del discorso, forse un amante, un amico, un tuo ideale o forse Dio?
Per Enzo il libro è la testimonianza della vita interiore ancor più di quella spirituale in cui le parole a Dio sono le stesse delle nostre relazioni interpersonali. Enzo infatti capì che le parole rivolte a Dio, che sono simbolo dell’amore più profondo e non potrebbero essere comunicate con immagine teologiche, le pronunciò solamente nei confronti di persone veramente importanti della sua vita.
Alexis ha deciso anche di ringraziare Enzo per avergli permesso di entrare nella sua comunità monastica a Bose che gli ha trasmesso una visione positiva di ogni aspetto della vita cristiana. Enzo ha poi ripreso la parola ricordando una frase di Jenni contenuta nel libro: il passato non è ciò che abbiamo vissuto e ma è il ricordo di ciò che abbiamo vissuto.
Per la memoria è fondamentale l’uso dei sensi, ci comunica Jenni riprendendo la parola. Egli infatti ha diviso il suo libro in capitoli dedicati ognuno ad un senso diverso ed ha aggiunto altri tre sensi: il sapere, il parlare e la scrittura. Il sapere è qualcosa di bello che si trasmette ma non ha ruolo nella fede e nella vita interiore, egli con l’attenzione ha ridato vita al suo credo. Il sapere e il parlare secondo l’autore non coincidono con ciò che si scrive, la scrittura è come una rivelazione e lo scrittore ha il senso della parola. Jenni ritiene infine che chi scrive è in realtà il nostro corpo che esprime le sensazioni con la scrittura.
L’ incontro si è concluso con l’ opinione finale di Enzo che ha ammesso di non aver mai riflettuto sullo scrivere, ha definito i suoi testi non pubblicati “armenta”, cioè spazzatura, e ha definito la scrittura come il risultato dell’ esercizio dei sensi.
Nicholas Indemini Tardy; Luca Lanfranco
Liceo classico Vittorio Alfieri
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