Questo pomeriggio, 19 maggio 2017, nella Sala Autori si è tenuto un interessante dibattito tra Giuseppe Montesano e Tullio Pericoli, capitanato da Vincenzo Trione.

I temi principali del match sono stati l’arte e la letteratura, in onore anche del nuovo libro di Montesano “Lettori selvaggi”, descritto dagli altri due partecipanti come “indefinibile ed incongregabile”, impossibile da inquadrare; si tratta di un libro in cui parole e immagini si incontrano, legate da un unico filo conduttore.

La sua opera si apre e si chiude con la presenza dell’artista Tullio Pericoli, nonché della sua meravigliosa copertina colorata, descrivibile come una vera e propria “bulimia iconografica”.

All’interno del libro è presente un poema in prosa in cui l’autore ha volontariamente rimosso i punti di fine frase, per renderlo un “flusso di pensieri ed immagini”, con ciò egli recupera l’idea di mimesi rispetto all’oggetto di cui parla.

Pericoli è solito avere molti contatti con vari scrittori, egli li interroga, li osserva e li “pensa”, richiamandosi alla tradizione fisiognomica, con la quale riesce a capire le persone e dedurre i caratteri fondamentali che le caratterizzano; secondo lui ogni viso è una cartografia di affetti e stati d’animo. Dedica un ciclo di opere a Samuel Beckett, in cui sceglie alcuni tra i volti più noti nella storia, tra cui anche quello di Beckett stesso, e li disseziona fino a sfigurarli. Durante tutto il corso della conferenza, ha tenuto in mano la sua matita, matita che definisce ricca e capace di generare cose che nemmeno lui stesso può immaginare.

L’artista, successivamente, descrive il libro del suo collega, sostenendo che sia da “ingoiare”, e dal quale farsi leggere, spalancando le porte delle zone più oscure di noi stessi e permettendo alle parole di entrarci dentro.

Giuseppe Montesano sfruttando la sua abilità retorica, ci ha coinvolto nel suo intervento di elogio a Pericoli,  in cui lo delinea non come un critico, ma bensì come un intellettuale capace di dare a qualsiasi cosa una chiave di lettura sempre diversa e talvolta anche come un regista capace di accostare vari fotogrammi su cui poi gioca con i montaggi: nel suo lavoro arcaismo e modernità viaggiano parallelamente.  In seguito lo scrittore definisce il suo rapporto con le “parole”, da egli concepite come oggetti concreti, che si possono annusare, toccare e persino carezzare, con una loro musicalità e una propria immagine.

“Era proprio ben fatta, piccola di statura e con degli occhi che, come dicono in Lombardia, sembrava volessero conversare con qualsiasi cosa guardassero”, questa frase, tratta dalla “Certosa di Parma”, è stata il principale motivo di dibattito tra i tre relatori; Tullio Pericoli sosteneva che egli, in quanto artista, non sarebbe mai stato in grado di riprodurre e di descrivere gli occhi sopra citati, mentre Montesano, rifacendosi anche ad alcuni passi della Divina Commedia di Dante e dimostrando così di avere alle spalle un grande bagaglio culturale, è riuscito a dimostrare il contrario.

Un confronto tra due grandi menti e una sottile critica all’arte moderna, nella speranza che gli artisti della neo contemporaneità archivino ogni tipo di innovazione e tecnologia per tornare ad impugnare la matita, proprio come ha sempre fatto e come sempre farà Tullio Pericoli.

Marta Olivetti e Carlotta Mirimin

Liceo classico Vittorio Alfieri