Due nomi, due visionari, due opinioni opposte: queste le premesse del focoso ed attesissimo dibattito tra Luciano Canfora, filologo e storico, e il giornalista Corrado Augias. Senza risparmio di frecciate e tranchant, chiave di volta dell’evento del 20 maggio al Salone Internazionale del Libro è stato l’Ideale, ponte tra le civiltà passate e l’odierna società: mondi che, alla luce di quanto è stato detto dalle due parti, non risultano poi così distanti.
Punto di partenza è stato il binomio Fratellanza-Egoismo. La prima è stata riconosciuta all’unanimità come lo scopo ultimo dell’associazioni degli uomini, al contempo auspicabile e fragile; fragile perché spesso spezzata dall’egoismo, che divide e innalza mura. Su queste mura si scaglia Canfora, che argomenta la sua tesi passando per l’attualità: se infatti è vero che il muro più trattato dai media di oggi è quello iniziato da Clinton e ora oggetto delle politiche interne di Trump, tra Messico e Stati Uniti d’America, è condivisibile l’opinione del latinista che lo vede destinato a cadere, letteralmente e metaforicamente. Allo stesso modo i “muri” che dividono la storia in epoche sono del tutto arbitrari, proprio perché l’avanzare degli eventi consiste in un continuo cambiamento, inarrestabile e non necessariamente negativo. Il ragionamento si estende quindi all’idolo del Capitale, che benché ora abbia raggiunto l’apogeo, è indirizzato verso un declino obbligato.
Inevitabile per la controparte di Augias riportare Canfora alla realtà, mettendo in luce l’eccessiva astrattezza di una simile scuola di pensiero. Nessuna elucubrazione, se fine a se stessa, è in grado di porre una fine, o di attenuare soltanto, le pressanti questioni del nostro presente, come lo strapotere delle banche e le ultime ondate migratorie che stanno rendendo sempre più labili i confini nazionali -anche questi interpretabili a tutti gli effetti come muri. Il malcontento dei disagiati, nato dall’apparente invasione di altri nelle medesime condizioni, non trova soluzione se non nel populismo, cancro politico dominante nella scena attuale. Personaggi come Marine Le Pen sembrano rappresentare queste categorie “dimenticate” dalle vecchie figure della politica, dando ancora una l’illusione che i muri possano sanare problemi dovuti a tutt’altri motivi, come la disinformazione mediatica e, più gravemente, la decadenza del sistema scolastico.
E qui si giunge al trait d’union della conferenza e della questione, che condanna questa degenerazione della società ideale basata sulla Fratellanza sopra citata, proprio perché trova fondamento nel leitmotiv populista e nell’ignoranza delle masse, e perché propone dei veri e propri surrogati dei valori che dovrebbero vigere in un mondo in cui non si sente il bisogno di confini, odio immotivato, o addirittura di muri.
Giovanni Sette, Piervittorio Milizia, Alessandra Cordiano
Liceo Ariosto, Ferrara
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