“La famiglia naturale non esiste e non è il legame di sangue a costituirla, ma la comunicazione tra i membri di questa”. Così Laura Pigozzo inizia la presentazione del suo nuovo libro Mio figlio mi adora.

In queste pagine l’autrice argomenta la propria tesi su cosa significa essere madre.

Una delle prime questioni affrontate è quella del legame “claustrofilico”, che caratterizza molte famiglie al giorno d’oggi, queste si chiudono in se stesse non permettendo al figlio di uscire dal proprio nido e ciò va contro natura, poiché un cucciolo è solito allontanarsi dalla propria madre il prima possibile, avendo così la possibilità di imparare a vivere, talvolta rischiando, cosa che nella nostra cultura non succede più.

Tuttavia ciò che accade in famiglia è significativo per il ragazzo che vi abita, le parole che gli vengono rivolte sono fondamentali per la formazione della sua personalità, i figli più valorizzati assumono più sicurezza in se stessi.

“Il mondo nasce dal respiro del bambino nelle scuole”, con questa citazione la Pigozzo ha introdotto uno dei temi più discussi in Italia e all’estero: l’istruzione e il ruolo che i genitori assumono in essa. Ai giorni d’oggi vengono consegnati nelle scuole bambini viziati e affetti da  una “psicosi mascherata”, perciò gli insegnanti si trovano a dover assumere il ruolo di psicologi e devono gestire dei giovani sempre più inadatti alla comunità.

L’autrice inoltre ci esprime il suo parere riguardo l’homeschooling,un ulteriore fattore che impedisce al bambino di interagire con il mondo esterno, isolandolo dalla società, inoltre gli impedisce di svolgere un allenamento sociale molto importante, la routine quotidiana.

Quando una madre mina la libertà del figlio e lo utilizza per realizzare se stessa, lo “inghiotte nelle sue fauci” e perciò viene definita la “mamma coccodrillo” o anche “mamma Narcisa”.

Un altro tipo di genitore descritto nel libro è quello “Pigmalione”, ovvero colui che crea un “figlio automa” da poter gestire facilmente, per aver la consapevolezza di non essere né stupito né messo in difficoltà.

L’ultima grande questione trattata da Laura è quella della maternità surrogata, nella quale prevale l’aspetto economico. “L’utero non è un forno dove cuocere il lievito”, con questa sua frase vuole “denunciare” lo sfruttamento di quest’organo molto sentito e investito dalla donna, simbolo della femminilità.

Dalle parole dell’autrice risulta che non è sempre facile da parte delle famiglie trovare un giusto equilibrio nell’educazione dei propri figli.

Rebecca De Bortoli e Marta Olivetti

Liceo Vittorio Alfieri