Perché camminare per chilometri e chilometri? Mirko Manetti, autore del libro “Facevo prima con il treno”, titolo regalato casualmente da una suora veneta incontrata durante il percorso, racconta il suo pellegrinaggio attraverso la via Francigena, attraversando la Toscana. L’unico documento del quale un pellegrino dispone è una credenziale, una carta di identità. Egli lo timbra ogni volta che raggiunge una tappa del proprio percorso. Ciò fa sì, secondo Mirko, che non si diventi mai totalmente turisti né sportivi.
Alla domanda perché si compie un pellegrinaggio, lui inorridisce di fronte alla frase fatta: “per ritrovare me stesso”. Manetti sostiene che la risposta si trova nel libro : “Andare a piedi. Filosofia del camminare” di Frédéric Gros. La motivazione è triplice : “sospensiva”, perché permette di sottrarsi all’idea di identità; “anarchica”, in quanto l’uomo riconquista la sua animalità arcaica; e la terza fa rendere conto di come la realtà sia un tutto irrisorio aprendo a nuove prospettive.
Il pellegrinaggio permette di “immischiarsi” con la natura; questo percorso è caratterizzato dalla lotta interiore tra il voler stare soli o il voler stare in compagnia. Durante il suo pellegrinaggio, Manetti, annoiandosi ha deciso di scrivere il suo diario di viaggio postandolo poi su Facebook. Da quel momento, ogni sera, ad ogni tappa egli ha continuato a scrivere il suo diario di bordo, suscitando interesse da parte dei sui followers. Per lui infatti: “Scrivere è fermare una sensazione”.
E come ultima rivelazione: “Quando cammini, tu sei aperto a tutto e tutto è aperto a te”.
Lisa Greghi, Anna Di Garbo, Liceo Ludovico Ariosto, Ferrara
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