Pordenone, 16 settembre 2017
“Ci vogliono parecchi luoghi dentro di sé per avere qualche speranza di essere se stesso”: questa la frase che ha ispirato e convinto Vittorio Lingiardi a dar vita alle proprie idee attraverso la scrittura; una scrittura costituita da parole importanti, come le definisce Massimo Recalcati, ognuna perfettamente pesata, che si incastra a quelle adiacenti come in un incaltevole puzzle. L’intero libro, il cui titolo costituisce un neologismo alquanto accattivante, “Mindscapes”, riflette i due aspetti che prevalgono anche nell’autore: quello scientifico, appartenente allo psicanalista, che traspare dal linguaggio delle neuroscienze, e quello poetico, appartenente allo scrittore. Germogliata tra le mura di un istituto per la cura di tumori, nel quale era ricoverata sua madre, la passione per la poesia è riuscita a dare forma al dolore, come quella paura del buio che da piccoli ci spaventa, ma lo fa un po’ meno se la nostra mano stringe quella di una persona fidata, che sappiamo non ci lascerà soli.
Quei confini che le parole superano diventano anche una questione politica, al centro del dibattito odierno, duri da essere scalfiti e superati, barriere che potrebbero annullarsi se solo lo volessimo un po’ di più. È immensa infatti la varietà dei paesaggi, materiali e psichici, che potremmo scoprire se solo ci spingessimo un po’ oltre, se solo varcassimo i nostri limiti. È infatti un “movimento verso l’alterità interna”, il viaggio, uno spostamento verso ciò che non abbiamo ancora scorto, la possibilità di ritrovare cose già vissute, di intraprendere nuove e sensazionali narrazioni, la percezione di spaesamento che infonde un territorio a noi sconosciuto che si unisce al “paesamento” successivo, proprio di un paesaggio che ci somiglia, che può farci finalmente affermare “qui ci vivrei”. È solamente la paura a bloccarci, quei punti cardinali che non sono più un fatto convenzionale ma che diventano un’opinione soggettiva, originatasi in base ai gusti e alle esperienze, il timore di brancolare in quella nostra stessa oscurità che potrebbe inghiottirci da un momento all’altro.
Ferra Veronica e Ferro Elisa
Licei Grigoletti (Pordenone) e Alfieri (Torino)
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