Pordenone, 14 Settembre 2017
Quale migliore augurio per il Festival del Libro?
Carlos Ruiz Zafòn, autore spagnolo più letto dopo Cervantes, tradotto in oltre quaranta lingue, autore de L’ombra del vento, sognatore inguaribile, ci racconta di come, nella sua mente, i suoni incontrino le parole componendo una melodia che fa eco su scala internazionale. Una melodia che irrompe nel silenzio del lettore e si serve delle parole per avvolgerlo nei colori della sua Barcellona, turgida di ricordi e controsensi, intatti e stratificati lungo le vie della sua infanzia. E, come in ogni storia d’amore che si rispetti, pone le sue fondamenta sulla fedeltà: la fedeltà al progetto originale, ad una letteratura incorruttibile la cui dignità va difesa e rispettata. Un labirinto di trame e personaggi che va costruito come una cattedrale, esigente dei suoi equilibri e delle sue armonie. Come un compositore deve sposare i suoi toni e i suoi strumenti, lo scrittore deve ordinare le parole ricreando un suono compatibile all’udito del suo lettore.
“Credo che la letteratura sia lo specchio della vita”: il sacrificio di un personaggio è necessario alla sopravvivenza di un altro e già previsto nelle intenzioni di un narratore che non si fa sorprendere.
Sogni, ricordi, città, cambiamenti, progetti, obiettivi, passioni, idoli, arte, musica, scrittura. Zafòn si svela con parsimonia a Edoardo Vigna, caporedattore del Corriere della sera, e ai suoi lettori, custodendo i suoi segreti più intimi con gelosia e orgoglio.
Zafòn è tutto questo. Il risultato di questo patto d’amore? L’integrità della sua letteratura.
Franzin Chiara e Fassetta Teresa
4CSCI, Liceo Scientifico Grigoletti
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