Pordenone, 13 Settembre 2017

Ovidio. Un poeta ormai apparentemente sepolto, eppure così presente ancora oggi: caposaldo della tradizione, pilastro culturale, punto di riferimento letterario. Cantore della scostumatezza, dell’ironia, della comicità, del capriccio, sconvolge la visione della quotidianità a livello globale ed eterno. La prospettiva con cui il poeta dipinge l’amore non è quella del rapporto a due, della nostalgia e del lamento che esalta l’unicità della donna, ma il rifiuto della teleologia: amare non ha scopo, l’oggetto si moltiplica e il soggetto si divide. L’infedeltà diventa regola. La prova? Ars Amatoria, l’opera licenziosa che insegna la conquista della donna e il suo successivo rifiuto, il tradimento e, per la prima volta, la sottovalutata competenza del genere femminile di passare da preda a predatrice.

E poi Heroides. Il desiderio di appagamento diventa disperato: il ricongiungimento è negato e il sentimento si limita ad un’erotica fantasia dell’altro nella consapevolezza di non poterlo possedere e del rischio di cadere in un’infinita inconcludenza.

Infine, Le Metamorfosi, richiamo alla provvisorietà della forma stessa. I quindici libri sono infatti i “gemelli diversi” dell’Eneide, in quanto il poema celebrativo diventa con Ovidio un canto al nulla della storia. Ciò non implica “nientificazione”, ovvero annientamento, annichilimento, ma trasformazione.

Nicola Gardini sceglie il poeta d’altri tempi per il suo libro. Sceglie di accettare la trasformazione, di scoprirla, di comprenderla. Sceglie l’incertezza, archetipo motore di tutto, limite del confine.

Franzin Chiara e Verardo Federica

4CSCI Liceo Scientifico Grigoletti