”Mio sovrano, vedo che ormai siete stanco e desiderate riposare.
Terminerò la novella un’altra notte, se me lo concedete.”
Così Shahrazàd sospende il proprio racconto per intrattenere il re Shahriyar notte dopo notte, ridando
continuamente vigore alla propria narrazione.
Le vicende che la vedono coinvolta la dipingono come una donna determinata a costruire una realtà
migliore fondata su giustizia e tolleranza.
Ella infatti riesce a spezzare, con il potere delle parole, la spada della tirannia e a dimostrare, con grazia
e sagacia, che l’odio e il tradimento accecano, mentre l’amore incanta il cuore.
È proprio grazie alle proprie capacità affabulatorie che Shahrazàd ha potuto salvare se stessa e ben
più di mille e una fanciulla.
D’altra parte quello dell’importanza del linguaggio e delle parole è un tema che ha sempre accompagnato
l’evolversi della letteratura: dai poemi omerici alle Odi oraziane, dal Convivio di Dante all’Aminta di Tasso,
dalla Lettera al padre di Kafka all’Aleph di Borges.
Quest’anno le dieci e una edizione del Festival daranno spazio alla questione della lingua
narrandoci, un po’ come Shahrazàd, in che modo la scrittura possa diventare un modo per resistere a
dittature e sopravvivere alla guerra (Siria – Armati di parole, 30 settembre, ore 18.30) e come il potere
del linguaggio possa arginare violenza e terrorismo (Libri – I soldati delle parole, 1 ottobre, ore 12.00).
Zantou Khalil, Liceo Ariosto di Ferrara.
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