“La sessualità femminile: un mondo ancora dominato dai pregiudizi e dai tabù.” Così ha esordito Pietro Del Soldà, conduttore di Rai Radio3, per presentare l’incontro, all’interno del Cinema Apollo, “Lettere dalla vagina”. Un viaggio tra passato e presente per far conoscere alle donne il loro corpo, o meglio, “quella” parte del loro corpo. A guidarci sono state la scrittrice svedese Liv Stromquist – autrice del libro a fumetti “Il frutto della conoscenza” – insieme a Mona Chalabi e Mae Ryan, realizzatrici di 4 filmati dove, con interviste a numerose figure femminili, si affronta e si approfondisce questo tema. Il loro lavoro è nato da uno scioccante dato di fatto: due donne su tre non conoscono bene il loro corpo. Ci consideriamo una società moderna ed evoluta ma in realtà gli stessi stereotipi e i problemi del passato continuano ad essere presenti.
Il primo dei cosiddetti tabù affrontati è stato il piacere femminile, al quale è proprio dedicato uno dei quattro video. Perché ha sempre avuto, nell’arco della storia, un potere così destabilizzante? Se prima le donne erano considerate più selvagge e animalesche, la svolta dell’Illuminismo le ha trasformate in esseri deboli e privi di sessualità, motivo per cui per secoli l’argomento non è stato approfondito. Gli studi del piacere femminile sono stati inoltre poi portati principalmente da uomini, a partire da Freud. Alcuni di questi però, secondo Liv, avrebbero fatto meglio a non occuparsene: nella top 7 dei peggiori, contenuta nel suo libro, spiccano il signor Kellogg’s (si quello dei cereali!) che si impose malamente contro la masturbazione femminile e St. Agostino, padre della Chiesa, per il quale Maria doveva essere una Vergine; decisione che portò tutti gli aspetti della femminilità al di fuori della Chiesa cattolica e diede origine a molti pregiudizi e pressioni. Una sorta di conformismo che persiste ancora oggi, una libertà imposta che alla fine libertà non è. Basti pensare alla considerazione che si ha tutt’ora delle mestruazioni: un segno destabilizzante, un problema, cui è quasi sempre associato il concetto di vergogna.
In conclusione, l’invito delle relatrici è stato migliorare l’educazione sessuale attuale, partendo dalle scuole, ma anche e soprattutto dalle stesse famiglie. Molto importante, sostengono infatti, è parlarne a volto aperto e senza imbarazzo; e non solo durante la pubertà, ma già da piccoli, usando i termini giusti. Quindi “fiore magico” magari no!
Irene Bombonato, Liceo Ariosto
Gaia Olocco, Liceo Alfieri
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