Gli scatti del fotogiornalista Valerio Bispuri trasportano nella realtà sudamericana del Paco, una droga fatta con i residui della cocaina, che cominciò a diffondersi con la crisi economica del 2001 soprattutto nelle zone periferiche delle grandi città latinoamericane. Guardando le immagini si possono quasi percepire i “violenti” odori e toccare con mano le sudicie pareti delle favelas. Valerio sottolinea il ruolo fondamentale che il tempo di conoscenza dei soggetti e delle situazioni prima degli scatti gioca nella riuscita del reportage. Esso è infatti l’unica maniera per fare in modo che l’atto del fotografare non venga percepito come una violenza, in quanto è anche l’appropriarsi di un momento intimo della persona. Questo periodo di approccio attento e cauto serve a stabilire una connessione tra fotografo e fotografato, un legame il più possibile empatico per mettere entrambi a proprio agio.
Per Valerio, percepito come straniero in terra sconosciuta, è stato fondamentale l’aiuto di Vittoria, una donna che è da sempre a contatto con i fumatori di paco e la loro quotidianità. Nonostante i due diversi approcci la funzionalità della collaborazione è dovuta allo scopo comune: migliorare la disastrosa situazione delle periferie disagiate.
Prima dell’estetica, sostiene Bispuri, va considerato il contenuto di un’immagine. Il bilanciamento della bellezza da inserire in uno scatto di denuncia è difficile quanto il concilio delle emozioni con la realtà dei fatti. Questa è l’intelligenza emotiva. “Nel momento stesso in cui vediamo una foto stabiliamo una relazione con il soggetto”. Ora abbiamo la responsabilità che la conoscenza di una situazione porta con sé: quella della diffusione delle informazioni.
Beatrice Diana, Liceo Classico Vittorio Alfieri
Esther Dall’Olio, Liceo Ludovico Ariosto
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