“Ho la sensazione che tra qualche anno la gente dirà quello che dice sempre quando l’economia crolla. Daranno la colpa agli immigrati e alla povera gente.” Con questa frase si chiude il film del 2015 La Grande Scommessa, incentrato sui fattori scatenanti della crisi finanziaria che imperversa tuttora. Il messaggio della citazione è chiaro ed è una cinicamente brutale e diretta sintesi di ciò che è accaduto negli Stati Uniti come in Europa dal 2008 ad oggi. Se infatti tutti abbiamo (o dovremmo avere) ben chiaro chi sono i responsabili dell’attuale situazione economica, preferiamo prendercela con chi non ha, né avrebbe potuto fare nulla per far precipitare la situazione economica mondiale. I responsabili erano le banche, i grandi istituti finanziari e i fondi di investimento di portata mondiale. Eppure nessuno dei suoi responsabili ha mai pagato per gli investimenti azzardati, le bolle create e l’aver messo sul lastrico milioni di persone.
Al mondo, per fortuna, non sono tutti leghisti, esiste gente che ha capito la responsabilità delle banche nell’attuale collasso finanziario. Pochi di questi si sono però resi conto di essere stati complici di tale crimine, né di tutto ciò che ad esso è correlato. Manca infatti l’educazione del cittadino ad essere azionista ed investitore attivo, conscio di che fine facciano i propri soldi una volta depositati in un qualsiasi istituto. È inutile girarci attorno: senza i nostri risparmi depositati, nemmeno colossi come Deutsche Bank potrebbero investire in alcunché. Non è possibile appellarsi alla presunzione di ignoranza, esistono istituti cui azionariato è legato solo ad imprese “etiche”. I colpevoli siamo (anche) noi.
La questione è però più vasta di ciò che può sembrare: le banche non sono solamente responsabili della crisi finanziaria, dei pignoramenti e della perdita dei risparmi dei piccoli depositari, bensì anche del surriscaldamento globale e di vari casi di violazione dei diritti umani. È chiaro che molte persone possano considerare più conveniente investire in una multinazionale come la Coca-Cola piuttosto che in piccole cooperative equo-solidali (esempio delle sopracitate “imprese etiche”), ma è anche un dato di fatto che una multinazionale come quella appena nominata è stata più volte responsabile di azioni considerate molto al di sopra delle righe del diritto. E così infrangono ogni legge della morale gli investimenti su fabbriche di armi, energia nucleare, compagnie responsabili della privatizzazione dell’acqua e dello sfruttamento di lavoratori nel Terzo Mondo.
Come è possibile essere arrivati a questo punto? Quando lo Stato è stato sopraffatto dalle necessità della finanza privata? Tutto è cominciato quando a fine anni ‘90, dopo la caduta del blocco sovietico e l’apparente trionfo del modello capitalista, l’intera politica occidentale ha fatto una notevole virata a destra. Risultato è stato una sottomissione di fatto anche di quelle parti che avrebbero dovuto difendere il settore pubblico al sistema bancario internazionale, ottenendo una perdita di potere anche dei tribunali, svuotati del loro potere contro i soprusi dell’alta finanza. E così i governi mai hanno mancato di dare la loro disponibilità a salvare le banche dai loro fallimenti fraudolenti.
Nessuno vuole spingere il lettore a convincersi che il sistema bancario sia sbagliato a prescindere, ma acquisiti questi elementi lo si invita ad una riflessione più critica.

Piervittorio Milizia, Giovanni Sette
Liceo Ariosto