La storia del sud America ricade spesso in paradigmi simili: lotta armata, narcotraffico e criminalità organizzata. Questi sono solo alcuni degli aspetti che i sudamericani hanno dovuto, devono e dovranno affrontare nella loro vita quotidiana. Ci sono però casi, come quello colombiano, in cui questi paradigmi si sono amalgamati in un’unica figura: quella delle FARC.
Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, sin dalla loro fondazione nel 1964, sono infatti mutate da movimento “campesino” di stampo marxista-leninista a organizzazione criminale capace di assecondare il narcotraffico della cocaina. Le FARC hanno rappresentato a lungo un nemico per il potere costituito, minacciando l’ordine pubblico e minando le basi dello stato cileno. Oggi, però, le FARC sono riuscite ad ottenere dei seggi in parlamento. Come si è arrivati alla pace dopo una guerra così violenta? Ce lo raccontano Héctor Abad Faciolince, scrittore colombiano, Marie–Eve Detoeuf, giornalista per Le Monde e Marta Ruiz, reporter colombiana che da anni segue l’evoluzione dei rapporti tra lo stato e le FARC.
Dopo diversi tentativi falliti di pacificazione, un punto d’incontro è stato raggiunto. Se da un lato vi era la necessità di liberarsi dalle sanzioni dovute alle ripetute violazioni dei diritti umani da parte dell’esercito, dall’altro i gruppi rivoluzionari avevano la peggio sul fronte dell’avanzamento della tecnologia bellica. Se da una parte i contadini continuavano a protestare violentemente per l’assenza di una riforma agraria, dall’altra i campesinos sono parte della filiera di produzione della cocaina.
Recentemente il governo presieduto da Manuel Santos ha avviato una politica di pacificazione che fosse in grado di raggiungere gli obiettivi comuni di Stato e FARC. E’ stato così possibile ottenere una diminuzione drastica dei crimini legati alla attività della lotta armata. Alcune questioni rimangono però aperte: chi prenderà il ruolo delle Forze Rivoluzionarie nella macchina del narcotraffico? Sarà possibile realizzare una riforma agraria a dispetto della opposizione conservatrice? L’accordo garantirà giustizia alle vittime della guerra civile?
Almeno su una cosa la maggioranza dell’opinione pubblica concorda: bisogna sacrificare parte della giustizia per avere la pace e garantire l’immunità ai guerriglieri sono le uniche per raggiungerla.
Michele Corio, Chiara Sanvincenti
Liceo Ariosto di Ferrara e Liceo Alfieri di Torino
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