Non mi sarei mai aspettato di leggere un libro su un cane; certo non parla di guinzagli e pulci ma è pur sempre un libro su un cane. In realtà descriverlo così è riduttivo perché se proprio vogliamo dirlo questo libro è un concentrato di emozioni. È infatti un libro di avventura, di amore, di addii e di ricongiungimenti; è la storia di una vita intera che inizia, ricomincia, finisce e ricomincia di nuovo. Il protagonista di questa epopea è un uomo abbandonato dalla donna che ama e che un giorno davanti allo specchio si accorge di guaire; oltre al danno la beffa. Questo però è solo l’inizio perché una notte, mentre la sta sognando, qualcosa accadde in lui: al suo risveglio è un cane ma non uno di quelli dal portamento fiero che spesso si vedono nei dipinti accanto a grandi dignitari, è  in realtà più un cane da salotto con le zampe corte e il muso sornione. Da questo momento inizia il suo viaggio a quattro zampe che lo riporterà da lei anche se in maniera inaspettata. La mente che ha orchestrato tutto ciò è Giuseppe Zucco, un giovanissimo scrittore che ha alle spalle diversi racconti pubblicati ma che esordisce proprio con questo libro. Nel suo scrivere fa confluire tutto ciò che conosce dalla vita di tutti i giorni fino ai libri che per lui sono fonte di grande ispirazione e non lo nasconde, non prova a mettersi al di sopra di tutti, anzi è fin troppo modesto nel parlare di sé e del suo lavoro. Poter parlare con lui mi ha dato la possibilità di comprendere ancora meglio il suo libro e di mettere insieme tutti i pezzi del mosaico che si forma nella mente di ogni lettore quando si legge un romanzo, che in questo caso ti tiene con il fiato sospeso e ti porta in una realtà costantemente in movimento dove l’unico modo per rimanere a galla è attaccarsi ai propri ricordi. Prima di conoscerlo non avevo mai parlato con uno scrittore così liberamente e per di più quella sera in libreria, durante la presentazione del suo libro, toccò proprio a me il compito di parlarne a tutti; niente pressione insomma. Ma quell’esperienza mi ha fatto meglio comprendere che i libri non sono entità relegate nelle loro copertine, che smettono di avere peso una volta letti ma che anzi sono degli organismi vivi che in alcuni casi ridanno al mondo e alle persone quella linfa di cui si sono nutriti per essere scritti.

 

 

Di Palma Alessandro

Liceo Classico Giulio Cesare  IV B  Rimini