Il Liceo Ariosto di Ferrara, che collabora con noi da anni per il Salone del Libro e per il Festival di Internazionale a Ferrara, quest’anno ha deciso di farci un grosso regalo e di affidare a noi il resoconto degli incontri letterari che la scuola da anni organizza all’interno del progetto di promozione della lettura Galeotto fu il libro. Inaugura la serie il racconto dell’incontro con Michela Marzano, scritto di Ines Ammirati, bookblogger che ha già partecipato sia al Salone che a internazionale. Buona lettura
Come foglie nel vento le sue parole si liberano nel silenzio del piccolo cinema; sfuggono da quelle labbra sottili che concedono timidi sorrisi.
Non ci guarda negli occhi mentre le pronuncia, le sue spalle si chiudono leggermente su loro stesse, gesticola per nasconderlo.
È una confessione quella a cui assistiamo in questo freddo sabato di febbraio.
Con la naturalezza di chi è abituato ad intrattenere studenti facilmente annoiabili, Michela Marzano si presenta in tutta la sua sincera insicurezza. Chiede scusa perché a volte diventa logorroica, perdendosi nei suoi discorsi, cerca consensi nel suo giovane pubblico, vuole capire cosa pensiamo, se sta esagerando, se si spiega abbastanza bene.
Noi, suoi silenziosi confessori, ci troviamo rapiti dalle sue parole e in mezzo agli applausi che seguono le sue risposte nel corso dell’intervista, qualche mano si leva veloce per raccogliere una lacrima non trattenuta.
Il suo è il racconto della fragilità di una donna che a volte si spezza, piange, si commuove, ama. È il racconto della sua imperfezione, del dolore che ha accompagnato la sua vita e che la rende quella che è come si presenta davanti ai nostri occhi, quel dolore che non solo è tema centrale dei suoi romanzi, ma che è l’essenza della sua scrittura, la forza motrice della sua produzione, lo stesso dolore che poteva essere la sua fine e che invece è stato il suo inizio.
L’anoressia, il tentativo di suicidio, la psicoanalisi, la filosofia, le sue lotte per i diritti dei più indifesi, l’amore, queste sono le urgenze che l’hanno spinta a scrivere, dopo tanto tempo, nella sua lingua madre, l’italiano, e a cercare in essa le parole che potessero insegnare a ricominciare a vivere.
Con questo obiettivo sono nati, infatti, i suoi romanzi L’amore che mi resta, Volevo essere una farfalla. Come l’anoressia mi ha insegnato a vivere e il saggio Sii bella e stai zitta. Perché l’Italia di oggi offende le donne, di cui ha discusso con alcuni studenti del Liceo L. Ariosto, Liceo A. Roiti e Liceo G. Carducci.
I temi trattati, che ritroviamo nei suddetti romanzi, hanno saputo toccare profondamente tutti i presenti, in quanto, indipendentemente dall’età e dal sesso, tutti sappiamo cosa sia il dolore, cosa significhi sentirsi incompleti, cosa voglia dire amare qualcuno più di se stessi.
“amare significa dare ciò che non si ha a chi non lo vuole”(Jacques Lacan)
Questo è il vero significato dell’amore umano, quando amiamo veramente vorremmo dare all’altro quello che avremmo voluto ricevere per sentirci amati, per sentirci veramente completi, e questo è il nostro più grande errore, secondo Michela Marzano, che porta i genitori a litigare con i figli e gli uomini a credere che perdere la propria moglie significhi perdere loro stessi. Nessuno riuscirà mai a riempire il vuoto del pezzo mancante del nostro puzzle, a risolvere i nostri perché: solo noi stessi possiamo prendere consapevolezza dei nostri perché e conviverci. Dobbiamo imparare ad avere fiducia in noi stessi per passare dai perché irrisolvibili che generano rabbia ai come: come posso convivere con questi perché? Come posso superare questo dolore?
Ognuno compie un diverso cammino di rinascita nel proprio superamento del dolore: c’è chi cerca di rifugiarsi nell’amore, chi nella lettura, chi ancora nella scrittura, come Michela.
“Se io scrivo è sempre e solo per diminuire attraverso le parole la quantità di dolore che c’è nel mondo”
Tra una risata e qualche occhietto lucido, Michela Marzano è stata in grado di darci le parole giuste che ci hanno mostrato quanto bisogna essere fieri delle proprie imperfezioni e che nessun ostacolo è insuperabile. Per questo, a nome di tutti gli studenti presenti in quel grigio sabato mattina, ti ringrazio Michela.
Grazie per averci insegnato quanto sia bello vivere.
Ines Ammirati, Liceo Classico Ludovico Ariosto Ferrara
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