(Vero titolo “Il meli melò alla scuola elementare” ndr)
Scrivo dal Pronto Soccorso dell’ospedale di Acqui Terme, debitamente saccheggiato dei suoi reparti (non c’è più cardiologia, ostetricia, pediatria, e buona parte degli altri reparti) grazie ai piani di riorganizzazione della Regione Piemonte, che intanto costruisce nel centro di Torino un grattacielo da centinaia di milioni di Euro. Mia moglie si è presa la scossa in casa e a me hanno rimproverato di non aver chiamato il 118. Nemmeno lo sapevo, del 118. Pensavo che il Pronto Soccorso servisse a questo. E così, mentre aspetto, mi viene da pensare alla cosa migliore che mi è capitata in questo ultimo mese, la mia doppia visita in quel di Biella, a Cossato Ronco, appena sotto alle montagne. Una scuolina piccola, con un grande prato verde per fare l’intervallo, e gli insegnanti che hanno comprato la colomba di pasticceria per accogliere l’autore che hanno adoddato. È stato facile farsi adottare: ho raccontato qualcosa di come si fa a scrivere e poi ho proposto loro di provarci insieme a me e alle insegnanti. Stiamo creando un melí melò, lo chiamerebbero i francesi, uno di quei libretti con le pagine divise in tre parti, che si possono girare in modo indipendente componendo effetti comici o sorprendenti. Nella prima parte della pagina c’è una domanda (comprese le 5 famigerate del tema del Salone), nella seconda una risposta. Nella terza una conseguenza della risposta. E poi, mescolandole, magari capita che la risposta su se c’è Dio sia certo, e me lo tengo stretto, perchè gioca bene a pallone. Ecco. Mentre aspetto che tutto vada bene nella desolazione di questo ex-ospedale di questa ex-città termale che una volta era casa mia, vorrei avere un grande melí melò, con tutte le domande che chiunque viva in questo bellissimo paese amministrato da criminali si fa ogni giorno. Domande tipo: perchè chiudono gli ospedali? Perchè chi ha potere lo usa solo per sè? Perchè dobbiamo chiamare numeri e seguire procedure assurde ogni volta che ci succede qualcosa?
E poi però leggerci sotto le risposte dei bambini, della mia bella classe terza di Cossato Ronco, che anche combinate alla rinfusa saranno migliori di quelle dei politici di turno, ascoltando le quali abbiamo deciso di andare un’altra volta a votare. A farci prendere in giro.
Meno male che ci sono loro, i ragazzi, con il loro entusiasmo, e le loro maestre, capaci di non spegnerglielo, perchè altrimenti varrebbe la pena di andarsene via tutti, come il Pronto Soccorso, e accellerare cosí la nostra corsa a diventare una ex-nazione.
Pierdomenico Baccalario