23/04/2018
Libreria Il Cammello di Nichelino
Sono appena rientrata a scuola dopo un infortunio. Non riesco ancora a camminare bene, ma non posso mancare oggi, non devo mancare. Mi faccio portare a scuola da una collega generosa e filantropa, saluto i ragazzi che mi accolgono come se fossi risuscitata e ci prepariamo euforici al secondo incontro con Sofia. Oggi, infatti, l’incontro non si tiene a scuola e forse, nelle mie fantasie ottimistiche da riposo forzato, ho sottovalutato la cosa: i miei ragazzi sfrecciano lungo il percorso che si snoda dalla scuola alla piazza del Municipio dove ha sede la libreria Il Cammello, luogo scelto per il nostro appuntamento. Loro sfrecciano, e io dietro arranco, chiudendo la fila per controllare che ci siano tutti, certo, ma soprattuto perché ho ancora un male tremendo. Stringo i denti, non voglio rovinare il clima di festa. E mi sento già in cuor mio un’eroina. Per la Cultura questo e altro…
Arriviamo in libreria alle 9,00. Nonostante sia giorno di chiusura, la porta è aperta e due socie volontarie ci accolgono calorose. La libreria è infatti insolita nel suo genere: è gestita interamente da un’associazione culturale di volontari. E questo si vede. Dalla passione con cui ci mostrano i libri sugli scaffali, dal desiderio con cui ci fanno parlare dei nostri libri preferiti, dallo stupore con cui si accorgono che siamo preadolescenti, sì, ma con le idee chiare in quanto a gusti e letture.
Verso le 10 non possiamo non saltare la merenda di rito e un po’ di sano intervallo, prima di incontrare finalmente Sofia. Ormai la chiamiamo per nome, è la compagna di banco ideale, quella da cui vorremmo copiare qualche bella frase per il tema, la collega di classe ideale, da cui vorrei copiare qualche bella idea per le mie lezioni, ma è anche una cantastorie ideale. Quello che ci affascina di lei non sono solo i consigli pratici di scrittura o letture, quello che ci fa rimanere incantati seduti per un’ora e mezza è la sua dote affabulatoria e il suo mettersi in gioco in prima persona.
Siamo seduti in cerchio questa volta e lei comincia a raccontare, un po’ come si fa ancora in certe culture, quando ci si narra storie raccolti intorno al fuoco. Parliamo di Viola è Viola, lo abbiamo letto tutti divorandolo e ora possiamo soddisfare ogni nostra curiosità, ma il filo della narrazione di Sofia si allunga dipanandosi fino a toccare grandi miti di civiltà antiche, quella greca ed egizia, per affrontare anche il mondo fiabesco di Andersen. Ci ritroviamo appesi alle sue parole, ascoltiamo tutto il racconto di Quel che fa il babbo è sempre giusto, e ci sembra di vederli davanti a noi, quel babbo e quella mamma.
Ci divertiamo ascoltando, ma Sofia ci mette così a nostro agio che cominciamo a raccontarci anche noi e non ci ferma più nessuno. Osservando da vicino i comportamenti di Viola ci immedesimiamo in lei e nei suoi amici e ci interroghiamo sulle sue scelte e su ciò che in fondo lei è veramente, nonostante le apparenze e i pregiudizi. Sono 10 le scoperte che vengono svelate sul suo conto all’interno del libro, e noi, guidati da Sofia, proviamo a farne altrettante sul nostro.
Ci scopriamo un po’ bugiardi, ladri, egoisti, coraggiosi, furbi, affascinanti, bisognosi d’affetto, incoscienti, talentuosi, fantastici come Viola. Contraddittori, sì, perché ci sforziamo, insieme a Sofia, di guardare le cose da un altro punto di vista, che non sia solo il nostro. Stiamo cercando forse di imparare la lezione più bella che arriva dal libro, quella della tolleranza. Tutti infatti alla fine del libro hanno imparato a stare bene insieme. Ed ecco riecheggiare in noi le parole di Sofia sulle avventure di Ulisse che ci ricordano l’importanza dell’ospitalità nel mondo antico, un mondo in cui si apriva sempre la porta di casa propria anche allo sconosciuto e allo straniero. E noi, potremmo cominciare a farlo, nel nostro piccolo, con il nostro vicino di banco.
Stella Sorcinelli, Scuola Media Aldo Moro, Istituto Comprensivo Nichelino IV di Nichelino (To)
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