“Jugoslavia terra mia” é il titolo del secondo libro, edito dalla Forum Editrice, del giovane scrittore sloveno Goran Vojnovic che lo consacra come autore affermato. Il libro parla della storia di Vladan, l’alter ego dell’autore che vive in prima persona la guerra jugoslava e va in cerca, del padre disperso,ufficiale dell’esercito jugoslavo, a 16 anni dalla sua scomparsa. Patrizia Raveggi, che ha curato la traduzione in italiano, definisce la guerra ”arcaicamente contemporanea” poiché le spiegazioni non bastano a capire cosa abbia davvero comportato. Goran afferma che nello scrivere questo libro ha iniziato a ”pensare come uno scrittore” senza lasciarsi sopraffare dalle emozioni, vivendo il momento della stesura dell’opera come uno sfogo, come era avvenuto nel caso precedente. Il libro é strutturato come un romanzo e secondo la Raveggi, l’archetipo di riferimento é la Telemachia: la raccolta dei primi 4 libri dell’ Odissea nei quali Telemaco, figlio di Odisseo, va alla ricerca del padre. Il protagonista, aggiunge la traduttrice, “supera i confini sia fisici sia dell’immaginario, passando dal mondo europeo, considerato civile a quello dei Balcani, ritenuto l’incivile, il barbaro, il selvaggio, il non essere”. Goran spiega che l’area balcanica é da sempre molto instabile politicamente e gli Stati che, negli ultimi secoli ne hanno determinato la sorte, hanno adottato il classico metodo romano del “divide et impera” (dividi e comanda) frammentandola in tanti piccoli paesi facilmente controllabili con governi fantocci. L’autore esprime, infine, la sua preoccupazione che le nuove generazioni non riescano a superare facilmente il problema dell’odio dei popoli consolidatosi nel corso del tempo insieme con il sentimento di vittimismo, specificando che a questo proposito ”il suo sguardo é molto pessimistico”.

Pasin Luca, Baiardi Matilde