Oggi Flavio e Paola Soriga, nella Sala Azzurra, hanno intervistato Petros Markaris, autore “mediterraneo” di molteplici romanzi polizieschi, spesso paragonati a quelli di Andrea Camilleri per l’importanza attribuita sia ai luoghi che al cibo, nonostante la lingua di Markaris sia scorrevole e realistica, mentre quella di Camilleri più dialettale. Anche se all’inizio il genere “giallo” non era ben visto, lo scrittore ha raggiunto la fama grazie “all’identificazione dei lettori meridionali”, poiché s’immedesimano perfettamente nel nucleo famigliare e nelle descrizioni accurate di una Grecia in crisi, incapace di gestire la povertà. Non a caso i due protagonisti sono dei “sopravvissuti” di basso profilo, alle prese con una vita disseminata di difficoltà. Petros Markaris confida che, per approfondire un tema particolare come quello dell’università greca (dove i professori entrano ed escono a piacimento, preferendo la carriera politica), deve rimanerne estremamente indignato: soltanto allora potrà “uccidere” i suoi personaggi, riuscendo a far sopravvivere l’estro creativo. Apre pure una parentesi sulla differenza tra “studioso” e “intellettuale”, spiegando che se il primo possiede il sapere, il secondo si serve delle opinioni, scegliendo la via più facile. È necessario, quindi, impegnarsi a lavorare maggiormente per acquisire una conoscenza informata, che ancora manca nei social media.

Il prossimo romanzo a cui sta lavorando s’intitolerà L’età dell’ipocrisia: tutte le vittime apparterranno al sistema economico.

Francesca Bandiera e Irene Bombonato