Chi è stato Primo Levi? Uno scrittore, un chimico, ma, soprattutto, un testimone.

Nel corso della conferenza tenutasi nella Sala Rossa, Fabio Levi ha cercato di presentare al numeroso pubblico quei caratteri che al meglio definiscono la personalità poliedrica di una delle più grandi personalità del Novecento, discutendone assieme ad alcune note personalità del mondo della critica letteraria italiana quali Marco Belpoliti, Alberto Cavaglion, Domenico Scarpa, Roberta Mori e Paola Valabrega,

Innanzitutto, come sottolinea Belpoliti, bisogna chiarire che agli inizi della sua carriera di scrittore, Primo Levi venne considerato unicamente come scrittore antifascista. E’ solo infatti agli inizi degli anni ’60 che la sua produzione viene analizzata alla luce del suo ruolo, o forse sarebbe meglio dire compito, di testimone delle atrocità commesse nei lager nazisti, esperienza che lo segnerà profondamente e che, soprattutto, lo spingerà ad iniziare a scrivere.

Primo Levi una volta disse: “Non sapevo ancora di essere in grado di commettere questo atto dello scrivere”.

E’ proprio l’uso del termine “commettere” ad indicare la consapevolezza di Primo Levi del dono ricevuto dai lager, un “dono velenoso”, come lo definisce Belpoliti, ma essenziale che gli ha permesso di scrivere con quella semplicità e genialità che lo caratterizzano le incredibili storie che hanno affascinato milioni di lettori in tutto il mondo.

I suoi romanzi sono stati l’oggetto di analisi di Domenico Scarpa e Roberta Mori che, nel corso dell’incontro, hanno avuto modo di presentare al pubblico Album di Primo Levi , prototipo editoriale in cui testi e immagini  si legano con l’obiettivo di ricostruire il cammino che ha caratterizzato la vita e la produzione letteraria di Primo Levi.

Auschwitz e Carbonio, questa è l’essenza di Levi nonché i macro temi attorno ai quali ruota il lavoro di Scarpa e Mori. Effettivamente, essi ritornano anche in Nona Lezione Primo Levi: “Fioca e un po’ profana”. La voce del sacro in Levi, curato da Cavaglion e Valanbrega e presentato nel corso dell’incontro dagli stessi autori.

A differenza di Scarpa e Mori, i due relatori hanno centrato la loro attenzione principalmente sul rapporto del sacro interpretato da Levi nei suo romanzi con un approccio quasi scientifico.

Tale approccio risulta chiaro, per esempio, in uno dei racconti piú famosi dello scrittore Il viaggio dell’atomo di carbonio, in cui é impresso un nuovo modo di intendere la scienza non fine a se stessa, ma finalizzata alla comprensione dell’uomo e alle problematiche della sua esistenza.

In questo senso una piccola molecola di carbonio non é solo l’ elemento alla base della vita ma diviene simbolo del superamento del limiti di un corpo mortale, della morte inflitta nei lager a milioni di innocenti. Quella molecola di carbonio significa rivincita.

 

 Lara Paciocco, Lucrezia Tinelli