”Chi voglio essere veramente?” il filosofo Carlo Sini risponde alla prima delle Cinque Domande del Salone del Libro. Il filosofo esordisce nell’incontro, tenutosi in Sala Blu, con una riflessione sul nostro tempo: viviamo, infatti, in un periodo in cui domina la dispersione. Veniamo continuamente invasi e distratti da news, dalle pubblicità, dalle nuove tecnologie e in questo modo la nostra attenzione verso ciò che ci circonda cala.

Una società dispersiva presenta un background non uniforme dove ogni persona si specializza solo in un ambito perdendo di vista la prospettiva di una cultura comune. La dispersione può rivestire un ruolo positivo, infatti  crea molteplici occasioni di confronto, ma può portare a una parificazione della cultura, dello studio, della moda e delle esperienze.

Tornando alla domanda del Salone: ”Chi voglio essere veramente?”, Carlo Sini si chiede se ha senso porsi questa domanda, poiché la figura dell’ ”io”, cioè l’ individuo, è influenzato dal contesto di una società dispersiva.

Quindi, è più opportuno prima di tutto domandarsi: “Chi sono io?”. Questa domanda non é scontata perché ognuno di noi crede di poter determinare autonomamente chi sia, ma in realtà,  è il caso che determina chi siamo, per esempio, il fatto di essere nati in un paese piuttosto che in un altro stabilisce le nostre radici e di conseguenza la nostra identità.

Per riuscire a capire chi vogliamo essere, il filosofo italiano sostiene il progetto Mechrí.  Mechrí indica evoca il nome di un avverbio greco che vuol dire fino afinchéfino a quando e consiste in un laboratorio di filosofia e cultura con sede a Milano. Questa associazione culturale è impegnata nella promozione di percorsi formativi, che uniscono le arti con le scienze e le lettere con la ricerca sperimentale intrecciando diversi  percorsi formativi e culturali.  Si ha la possibilità di ricercare, se non chi siamo, almeno chi vogliamo essere provando a creare una cultura più unita.

In conclusione: come faccio a capire chi voglio essere se tutto è parificato? Nei giovani d’oggi non c’è più una ricerca costante della risposta alla domanda dell’esistenza che è sostituita dall’ accettazione delle mode passeggere. Non è possibile desiderare di tornare nel passato sebbene molti lo rimpiangano. Perciò, prima di chiederci cosa siamo dovremmo interrogarci su cosa ci ha portati ad essere chi siamo. Occuparci di diventare umani è il primo passo verso la libertà.

Chiara Marchesin, Sara Meneghini, Caterina Lollini, Liceo Ariosto Ferrara