”I Classici non vanno riscritti, sono già tra noi.”

Si apre così il secondo incontro di “Il mito legge il giornale”, il percorso dedicato alla rilettura in chiave classica di temi che, sebbene sembrino prevalentemente attuali, erano già all’ordine del giorno per antiche personalità che influenzano ancora oggi il nostro modo di pensare.

Dopo l’incontro del 10 maggio con Eva Cantarella, basato sulla Medea di Euripide, oggi lo scrittore Matteo Nucci ha proposto un’analisi del rapporto – sorprendentemente stretto – tra verità e menzogna nell’Antichità, creando un collegamento con le diffusissime fake news.

Partendo dalla tragedia di Sofocle Filottete (409 a.C.) e analizzandone le figure di Odisseo, personificazione della Metis, l’astuzia con cui si può progettare l’inganno, e di Neottolemo, incarnazione della schiettezza, ha evidenziato come in quest’opera trionfi la menzogna, mentre nella dimensione umana la questione sia aperta. É meglio dire la verità o mentire per raggiungere il proprio obiettivo?

I Sofisti sostengono che sia lecito l’inganno perfino ai danni di parenti e amici, purché questo porti a qualcosa di giusto. Lo stesso Platone é consapevole che le persone a volte si possano convincere soltanto attraverso menzogne a fin di bene. Come tramite una bugia si può raggiungere un obiettivo giusto, così per affrontare chi dice il falso – oggi attraverso le fake news – bisogna saper creare una storia convincente, ma partendo da una base vera.

Giacomo Bosco e Silvia Bracco