“Bene non ha a che fare con precetti reali, ma con il dare realtà agli altri”. Così esordisce il giornalista e mediatore Piero Dorfles (citando una frase di Simone Weil)  dando il via all’incontro dedicato allo scrittore Filippo la Porta ed il suo ultimo libro “Il bene e gli altri”, volto a dimostrare la connessione tra l’etica moderna e quella presente nella Divina Commedia.

La Porta con questa frase, ”elevata a livello empirico”, vuole intendere che il bene non ha tanto a che fare con precetti morali, ma quanto con il dare realtà alle persone e farle esistere, nella maniera più semplice possibile: prestando loro attenzione. A questo punto l’autore si collega con la Divina Commedia, attraverso l’esempio di Lucifero, emblema del male, poiché vuole che nient’altro esista al di fuori di lui. Questo concetto applicato alla Commedia lo possiamo notare nei sette peccati capitali: essi infatti allontanano dalla realtà. Se si prende d’esempio l’invidioso, esso vive in un’ipertrofia dell’immaginazione; oppure l’accidioso, che ha una pigrizia etica e di conseguenza vive nell’irrealtà.

In seguito l’attenzione si sposta su un tema molto particolare, a tratti delicato, ovvero l’educazione; secondo l’autore infatti, essa deve avere lo stesso effetto sul figlio esattamente come un raggio di sole attraversa l’acqua senza alternarne lo stato, paragone utilizzato dallo stesso Dante nel secondo canto del Paradiso.

Vesna Frangipane Carolina Fanzago