“La cerimonia del nuoto” è un libro composto da 13 racconti ad opera di Valentina Fortechiari.
Non si tratta solo del senso della velocità e della sfida contro il cronometro che lei, in quanto ex campionessa, conosce fin troppo bene; ma di un rito sacrale.
Valentina, parla del nuoto come dell’amore di una vita, con gli occhi che brillano e la voce tremante.
Quanto può essere bello affidare i pensieri alle onde o alla linea nera sul fondo della vasca della piscina?
Scivolare bracciata dopo bracciata, respirare a pieni polmoni. Cucire l’orizzonte alla terraferma col filo del fiato. Sentire il nostro battito forte nel petto, i muscoli che si contraggono, il corpo che si distende. Percepire a pieno ogni sensazione: ascoltare noi stessi, l’anima in estasi.
«Mentre mi muovo con la leggerezza inconsistente di una medusa, posso sentire l’acqua sulla pelle, sul viso, sulle mani, tra le dita: il mare respira, ride, parla»
L’acqua colma ogni tempesta interiore. Ci appartiene, ci culla, guarisce ogni ferita e ogni male. Purifica la nostra mente, ci restituisce la pace dei sensi senza chiedere nulla in cambio.
«È in questi momenti che prendo coscienza di uno stato di grazia indicibile. Sono senza età, senza nome, non ho identità. Non conosco passato né futuro. Solo il qui e ora di puro movimento, muscoli e pulsazioni, respiro»
Ogni racconto cela una piccola parte di lei, in particolare la sua passione per le creature delle profondità oceaniche e per i paesaggi islandesi e norvegesi.
La cerimonia del nuoto si conclude con il piacere della condivisione, il rapporto di un padre e una figlia, l’aurora boreale come sfondo.
«Perché nuotare insieme, dal giorno in cui ho potuto seguire mio padre, era per me patto, imitazione, condivisione di radici, appartenenza. I gesti, le bracciate, il modo di uscire con testa e bocca per prendere fiato, valevano come un esempio, un modo per dire ‘ecco, sei mia figlia anche in questo’. Si stava in superficie, e non solo in acqua; successivamente, sarebbe venuto il momento di conoscere in profondità il suo garbo, il decoro, i sentimenti mai rivelati per pudore. Ancora adesso nuotare con qualcuno ha per me il significato di un legame affettivo importante e non detto».
“Il nuoto rende empatici, chi nuota si riconosce. Io vorrei che tutto il mondo fosse fatto di nuotatori.”
La realtà? Ognuno di noi ha uno spiccato senso di appartenenza all’acqua.
Abbiamo trascorso nove mesi nella pancia della mamma, immersi nel liquido amniotico. Sarà un caso che sette decimi sia la proporzione di acqua che c’è nel pianeta e la stessa all’interno del nostro corpo?
Alessia Ulloa
Liceo scientifico Copernico
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