Un quadro. Ecco come possiamo definire il nuovo libro di Paolo Mieli e non solo per l’abilità del noto giornalista di evocare immagini chiare ed efficaci, ma anche per la collaborazione con l’illustratore sardo Ivan Canu. La storia del comunismo in 50 ritratti, edito da Centauria, si propone fin da subito come giusto equilibrio tra due arti, il disegno e la scrittura, che troppo spesso vengono separate e trattate in modo distinto. La combinazione è però vincente per rendere al meglio quella che è l’evoluzione del comunismo e per avvicinare i giovani alla storia del ‘900, abbinando, a ogni ritratto in posa, un’illustrazione. Il moderatore dell’incontro, avvenuto oggi allo Spazio Duecento, Cesare Martinetti, definisce il libro come un racconto alla Mieli, indipendente cioè dall’opinione altrui ma precisa sui punti controversi della storia.
L’opera si apre con l’analisi del quadro di Renato Guttuso I funerali di Togliatti, che racchiude l’essenza del comunismo italiano, nonostante ciò molti sono i leader non raffigurati (tra cui Che Guevara e Mao Tse-tung) quasi a testimoniare una precisa scelta stilistica.
Mieli sottolinea anche che la storia non è fatta in bianco e nero e spesso i buoni sono meno buoni e i cattivi meno cattivi di come ci vengono presentati. Le demonizzazioni servono sempre per legittimare il potere successivo e vengono perciò caricate, come per Nerone e Stalin (nell’ultimo caso si è arrivati anche a parlare di stalinismo per indicare le nefandezze del comunismo tutto).
La realizzazione del libro è nata dalla pièce teatrale dell’autore stesso Era d’ottobre, monologo sui 100 anni di storia del comunismo, partendo da ciò Giulio Lattanzi ha proposto a Paolo Mieli la stesura dell’opera.
Jasleen Singh
Aurora Zamagni
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