Antoine Volodine è un poliedrico scrittore francese di romanzi, di origini russe e con influenze letterarie molto variopinte.
Non ha un genere preferito, e negli anni i suoi romanzi hanno spaziato dalla fantascienza alla fantasia fino ad arrivare a romanzi che trattano di situazioni quotidiane e verosimili, arrivando addirittura a fondare un nuovo movimento noto col nome di post-esotismo; ogni genere differente è scritto da una diversa versione di Voloidine – ognuno con uno stile ed una resa linguistica propria – che per questo ha usato numerosi pseudonimi nel corso della sua carriera. Grazie alle sue origini ed alla sua ampia padronanza del portoghese, sia europeo che brasiliano, ha inoltre tradotto anche una decina di opere da queste due lingue.
Questa mattina ha dialogato con la sua traduttrice (e ormai anche amica) Anna d’Elia riguardo al suo ultimo libro Terminus radioso, un romanzo fuori dagli schemi che, a detta della traduttrice, l’ha messa notevolmente alla prova per la presenza di neologismi, allitterazioni e giochi di parole volti a disorientare il lettore e al tempo stesso a farlo immergere totalmente nella trama e negli ambienti della storia.
Le traduzioni devono infatti essere lavori minuziosi e meticolosi, che per risultare il più precise possibile richiedono non solo conoscenza della lingua e della cultura del paese, ma anche dell’autore e delle sue intenzioni narrative, come approfondito nella video-intervista
Nicholas Tardy e Filippo Moratelli
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