Salve Giovanni, mi fa molto piacere leggere il tuo libro e ti ringrazio delle copie che avete lasciato a noi ragazzi.
Sono rimasto molto colpito dalle parole che hai usato scrivendo di noi.
Durante l’incontro ti ho già raccontato qualcosa di me, ora ti dico qualcosa di più.
Mi chiamo Luca, ho diciannove anni e prima di entrare qui non avrei mai pensato che questo giorno sarebbe arrivato.
Mi dispiace tanto anche perché durante la mia carcerazione è nato mio figlio e sono molto triste perché non posso essere lì con lui, non posso vederlo crescere e non posso aiutare mia moglie. Voglio ringraziare alcuni ragazzi che mi hanno aiutato a far passare questi otto mesi più velocemente, qui ho conosciuto ragazzi che con me sono stati veri, simpatici e molto gentili.
Per me non conta la razza ma conta il rispetto che mi dimostrano. Ho voluto bene a tanti ragazzi e grazie a loro, nonostante tutto, sorrido.
L’importante è non abbattersi ma capire lo sbaglio che hai fatto e capire che continuando a sbagliare non ottieni niente di bello ma solo una vita difficile.
Qui dentro ho iniziato a pensare al mio futuro e al futuro del mio bambino. Adesso sto studiando per prendere la licenza media così quando uscirò potrò cercarmi un lavoro onesto per mantenere la mia famiglia.
Qui dentro ho imparato due cose che per me sono importanti: la pazienza e la fiducia nelle persone che ti stanno vicino e che cercano di aiutarti.
Prima ero una persona che voleva ottenere tutte le cose in fretta ma ora ho capito che con la pazienza e l’educazione andrò sempre nella direzione giusta.
Ciao Giovanni, ci vediamo giovedì.
Luca
Leggi l’articolo di Giovanni Dozzini
Leggi l’articolo degli studenti del Ferrante Aporti
Non conoscevamo Giovanni Dozzini, io non lo conoscevo. E’ vero. Eppure, mi sembra di conoscerlo da tempo. L’ho sentito subito familiare, quando, come coordinatore dell’area educativa, l’ho chiamato qualche giorno prima del suo arrivo al Ferrante Aporti. Era stato lui a richiederlo, per avere qualche informazione in più prima dell’incontro con i giovani ristretti. L’ho sentito vicino anche quando l’ho accolto all’ingresso dell’istituto. Sì, perché quel che – a mio avviso – caratterizza Giovanni è la sensibilità e la delicatezza con cui si approcciato all’incontro, con un contesto, quello detentivo, che è certamente particolare, con ragazzi che hanno quasi sempre storie difficili e di sofferenza. Lo vedi Giovanni Dozzini, durante l’incontro con loro, lo senti che si sforza di trovare le parole giuste per farsi comprendere e comprendere a sua volta. Le parole sono macigni, dice lui. Sente una grande responsabilità. E’ empatico Giovanni, è capace di ascoltare e sa farsi ascoltare. Devo dirlo. Sono tanti anni che l’istituto penale minorile “Adotta uno scrittore”. Non sempre si è creata una sintonia fra i nostri giovani e lo scrittore. Quest’anno c’è, e si sente. Lo abbiamo percepito tutti, noi presenti agli incontri. Lo dicono i ragazzi, che hanno voluto, insieme agli insegnanti – che ringrazio per il loro prezioso lavoro -, esprimere un pensiero al riguardo. E poi, grazie a Giovanni per la sua lettera su questo blog. Sto leggendo il suo ultimo libro. E poi leggerò gli altri.
Grazie a te Giovanni e a tutti voi che capite l’importanza di questo progetto da tutti noi della Redazione!