Cos’è il giornalismo oggi? Cos’è stato ieri?
A queste due domande, oggi ci ha risposto Ezio Mauro, un giornalista che iniziò fin da giovanissimo a pubblicare articoli su varie testate giornalistiche locali. Nel 1972, ha iniziato la sua carriera alla “Gazzetta del Popolo”, e, per restare sempre informato sugli avvenimenti, lui e i suoi colleghi utilizzavano una radio collegata alle radio della Polizia, dei Carabinieri e della Croce Rossa.
Ezio Mauro è sempre stato appassionato di politica, ma si dedicò inizialmente alla cronaca nera; era difficile riuscire a scrivere articoli come richiedevano i suoi superiori. Infatti, quando scrisse il suo primo “pezzo” (su una donna che si gettò nel fiume Po) si accorse, il giorno dopo, che il suo articolo era stato cancellato e sostituito da quello di un suo collega. Chiamò la propria compagna e le disse che forse sarebbe stato meglio dedicarsi alla carriera da avvocato. Per fortuna non è andata così, altrimenti non avremmo, ad esempio, mai saputo la vera storia di Antonio Coccozello, un uomo comune, ucciso dalle Brigate Rosse negli anni Settanta, né avremmo avuto Ezio Mauro come corrispondente per “La Repubblica” dall’U.R.S.S durante gli anni della Perestrojka.
Ma chi davvero è un giornalista e qual è il suo compito? Ezio Mauro ci ha spiegato anche questo: il giornalista non è né un prete e nemmeno il portavoce di un partito, quindi non deve convertire o convincere. Chi scrive per un quotidiano si deve limitare a descrivere i fatti così come sono accaduti, proprio come lui fece, ad esempio, con l’assassino di Aldo Moro (da lui definito “il Condannato”). Nel raccontarci del suo lavoro durante gli anni di piombo ci ha confidato che, per “colpa” della sua carriera, ha anche rischiato la vita: venne infatti pedinato per mesi dal brigatista Patrizio Peci.
Ezio Mauro ci ha trasmesso l’importanza della determinazione, l’importanza di andare sempre a fondo nelle cose e a non limitarsi a guardare solo ciò che viene trasmesso sugli schermi. Il giornalismo, infatti, deve scavare sotto l’apparenza dei fatti e di far capire come certi avvenimenti siano realmente accaduti. Lui si definisce “solo un giornalista”, lo ha affermato più volte perché, al giorno d’oggi, la figura del giornalista viene spesso sovrapposta a quella di “scrittore” o di “storico”; per lui invece, è molto importante non “scimmiottare” né la letteratura né la storiografia.
Nel prossimo incontro parleremo del suo ultimo libro, “L’uomo bianco”, riguardante i fatti accaduti a Macerata, il 3 febbraio 2018, che coinvolsero un ragazzo di 28 anni, Luca Traini, il quale, in qualche modo, potrebbe diventare il simbolo di un’evoluzione dell’Italia intera di questi nostri ultimi 10 anni.
Gaia Bonomo, classe 4D indirizzo socio-sanitario dell’IIS Bosso-Monti, Torino.
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