Pubblichiamo i commenti della classe 5be dell’Istituto Saluzzo Plana che ha adottato Mario Calabresi insieme agli studenti ristretti della Casa di Reclusione San Michele di Alessandria. Presto, ad integrazione di questo articolo, avremo anche i commenti del studenti coinvolti anche per la sezione della scuola carceraria. Ringraziamo la Professoressa Ilaria Piano che ce li ha mandati
L’incontro con lo scrittore e giornalista dott.Mario Calabresi mi ha permesso di capire come dietro a una vittima del terrorismo ci siano vite da ricostruire e sofferenze da colmare, spesso lasciate nella completa solitudine o citate solo come fonte di dati statistici. Grazie ai racconti dell’autore ho conosciuto la vicenda di Luigi Marangoni, che ha pagato con la vita la sola colpa di svolgere con dedizione la sua professione di medico. Inoltre la conversazione in giardino con il detenuto Giovanni è stato uno dei momenti più toccanti e significativi che mai avrei pensato di vivere.
Younes F.
All’entrata in carcere ero un po’ intimorita per via della situazione: luogo chiuso, freddo, in compagnia di guardie carcerarie, persone sconosciute, colpevoli di gravi reati, e per contrasto il famoso scrittore e giornalista M. Calabresi. Durante la presentazione del libro “Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa” mi sentivo in soggezione essendo seduta accanto ad alcuni di loro. Ma nella pausa ho avuto la possibilità di dialogare con loro insieme ai miei compagni e docenti. Ci hanno raccontato le loro storie e le motivazioni che li hanno portati a compiere determinati reati. Lì ho capito che molti di loro erano pentiti di quanto commesso e soprattutto ci hanno invitati a intraprendere strade “sbagliate”. Dopo la conversazione, la tensione ed il disagio iniziali si sono sostituiti ad un sentimento di compassione e comprensione. Coloro con cui ho parlato erano anche molto simpatici, ridevano e scherzavano. È stata un’esperienza che mi ha sinceramente fatto cambiare idea su determinate circostanze e sono curiosa di sapere che argomenti tratteremo nel prossimo incontro.
Julia P.
È stato bello poter parlare liberamente in cortile senza barriere con i detenuti, perché c’è stato un confronto spontaneo e uno scambio di impressioni e riflessioni sulla vita di entrambi. È difficile tirare delle conclusioni sull’evento, sicuramente ho apprezzato la disponibilità di queste persone ad aprirsi e a raccontarci il loro percorso di vita, sulle loro cadute e sulla loro determinazione a rialzarsi. Come ha detto bene lo scrittore Mario Calabresi, non è importante quante volte si cade ma come ci si rialza.
Giorgia P.
L’esperienza “Adotta uno scrittore”, con Mario Calabresi all’interno del carcere di Alessandria, è stata un’esperienza unica nel suo genere. È stato positivo ed educativo potersi confrontare con persone che hanno compreso quali sono stati i loro errori e che stanno cercando di espiare le proprie colpe. È stato possibile, almeno in parte, cercare di capire cosa gli abbia spinti a delinquere e vedere attraverso il loro sguardo una realtà a noi sconosciuta o letta solo attraverso articoli di cronaca o servizi televisivi. È stato bello vedere come per molti di loro questo incontro sia stato sinonimo di speranza.
Gloria T.
La visita al carcere di San Michele di Alessandria è stata veramente utile ed interessante. È stata una lezione di vita importantissima che mi porterò nel cuore per sempre. Il dott. Mario Calabresi ha saputo creare uno spirito di collettività e di unione; fra quelle quattro fredde mura in quel momento eravamo tutti uguali, le cosi dette “etichette sociali” erano sparite, non c’erano professori, giornalisti, studenti, carcerati e guardie ma solo anime, persone che si incontravano per confrontarsi, ascoltare le storie narrate da un uomo scrittore e riflettere sui propri vissuti e sui problemi del nostro vivere quotidiano. In riferimento sia al discorso tenuto dallo scrittore Mario Calabresi sia ai colloqui avuti con i detenuti posso dire di aver capito che bisogna credere ai propri sogni e provare in tutti i modi di realizzarli, provando a cambiare un sistema che spesso ci pone delle limitazioni e suscita parecchie ansie per il futuro
Marco G.
Grazie al racconto dell’autore Mario Calabresi e della sua esperienza personale di figlio di una delle prime vittime del terrorismo e delle esperienze dei detenuti , ho capito come il pentimento e il perdono costituiscano un percorso personale, spesso tortuoso e difficile da raggiungere. Sentendo le varie testimonianze mi sono resa conto come sia difficile capire una situazione finché non la si incontra direttamente. Un detenuto dopo avermi raccontato la sua storia mi ha detto che noi giovani grazie alla cultura, l’istruzione e l’informazione possiamo restare lontano dai pericoli. È stata un’esperienza ricca di emozioni che mi hanno fatto capire come esistano tante realtà differenti, più vicine a noi di quanto si possa immaginare.
Evelyn S.
Bisogna credere nella giustizia, nel riscatto, nella speranza di una vita migliore. La voglia di cambiare per i carcerati è determinata dalla consapevolezza che là fuori ci sono i loro cari ad aspettarli, in noi giovani dalla speranza di un futuro migliore e dalla voglia e determinazione di realizzare i nostri sogni. Come dice il titolo del libro di Mario Calabresi “Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa”.
Letizia C.
Ho provato un senso di tristezza entrando nel carcere e mi ha molto colpito una frase detta da un carcerato : Cosa ho dato ai miei figli? Cosa rimarrà a loro di me?
Laura C.
Vedere dall’interno le mura del carcere che limitano l’immaginazione e la libertà mi ha procurato molta tristezza. L’immagine che porto dentro è quella di un collaboratore di giustizia che ci guarda andare via con gli occhi pieni di speranza di poter un giorno varcare quella porta per raggiungere i propri cari.
Alexia M.
All’inizio, in considerazione all’ambiente carcerario in cui si sarebbe svolto e al mio carattere particolarmente sensibile, ero molto titubante sul partecipare o meno all’incontro con l’autore M. Calabresi. A partecipazione avvenuta posso riconoscere che tale esperienza è stata per me molto formativa. Ho imparato che anche dal male, dalla sofferenza, dagli errori o da esperienze molto forti, come quella vissuta dall’autore in relazione all’uccisione del padre per mano dei terroristi negli anni ‘70, quando lui era molto piccolo, può nascere qualcosa di positivo, se si riesce a rielaborare il proprio passato. Il passato è il perno per il futuro poiché ci aiuta a non commettere più gli stessi errori. In questo incontro ho avuto l’occasione di conoscere persone diverse da quelle che frequento normalmente, le quali mi hanno fatto comprendere il valore delle nostre scelte di vita.
Ioana B
Ad ogni uomo è stata data la facoltà di decidere le sorti del proprio futuro, incorrendo in scelte più o meno “giuste”. Di conseguenza, ritengo che chiunque debba avere una seconda possibilità per rimediare agli errori commessi, in modo tale da potersi riscattare ricostruendosi un’esistenza migliore.
Alice Z.
La libertà è un diritto sacro e inviolabile, molte persone non si rendono conto di quanto sia un bene prezioso ed inestimabile fino a quando non vengono privati di essa. Anche i più piccoli dettagli come il piacere di godersi dell’aria fresca, il tepore del sole possono venire a mancare. Di conseguenza è necessario che ogni scelta venga fatta con consapevolezza e responsabilità per il bene personale e collettivo.
Dario A.
L’esperienza che ho vissuto in carcere è stata molto significativa e mi ha fatto pensare a tante cose. Ho trovato la conversazione con i detenuti veramente importante; il racconto della loro vita passata ma anche presente mi ha fatto capire come tante volte non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo e che abbiamo avuto, nascendo in situazioni sociali e famigliari prive di gravi problemi. Tra tante storie che ho ascoltato vorrei sottolineare una frase che mi è stata detta da detenuto, che riporto fedelmente :” Sono un morto che cammina“. Vorrei andare più spesso a trovare queste persone per cercare in qualche modo di aiutarli o di aiutarci a vicenda.
Johan P.
Quando sono entrata all’interno del carcere, edificio cupo, freddo e angosciante, mi sono sentita un po’ a disagio, ho pensato subito ai detenuti, chiedendomi cosa provavano stando sempre chiusi in questo luogo. Inizialmente ero un po’ scossa, priva di emozioni, ancora adesso non so descrivere bene ciò che io abbia provato. Non ho ancora realizzato ed elaborato la situazione. Però di una cosa sono certa, non tutti quelli che sono dentro sono pentiti, alcuni sì e sicuramente non rifarebbero ciò che hanno fatto, ma altri ci ricadranno di nuovo. “Il lupo perde il pelo ma non il vizio!”
Diana C.
Mentre il mondo la fuori cammina, noi siamo qui fermi!
Giorgia G.
L’impressione suscitatomi da Mario Calabresi è singolare: riesce a raccontare vicissitudini altrui con una partecipazione emotiva tale da far credere che queste appartengano direttamente al suo vissuto personale. Nonostante la tragedia famigliare che ha colpito l’autore in tenera età, questi ha saputo dare sfogo al suo bisogno di raccontare attraverso la scrittura, e ora vuole diffondere il suo messaggio propositivo. Il dialogo intrattenuto con i collaboratori di giustizia, in un primo momento, mi ha lasciato indifferente: le discussioni mi apparivano piatte, e le conclusioni sembravano andare ciascuna nella stessa direzione comune. Durante il secondo incontro ho avuto modo di ricredermi e di intraprendere dialoghi più ampi e dinamici, confrontandomi con punti di vista e prospettive diverse.
È stata molto edificante, nello specifico, la conversazione che ho avuto con Sandro, un uomo particolare, con il quale ho dissertato in merito ai problemi più profondi che attanagliano l’esistenza.
Manuele C.
Salve, ho preso parte al progetto del dott.Mario Calabresi, come collaboratore di giustizia.
Il confronto che abbiamo avuto, sia con il dott.Calabresi e gli studenti, ritengo sia stato una cosa positiva per entrambi, un’esperienza formativa che ha permesso di capire che dietro ai collaboratori di giustizia c’è umanità e dei sentimenti, con la speranza di trasmettere nozioni positive e fare in modo di abbattere il pregiudizio che la società civile ha nei confronti dei collaboratori di giustizia.
Ringrazio il dott.Calabresi e gli studenti, con la speranza che gli incontri siano duraturi nel tempo.
Grazie a lei e speriamo di rendere questi incontri sempre più duraturi nel tempo!
voglio ringraziare tutti i ragazzi che sono entrati nell” istituto a conoscerci e capire che siamo persone come tutti con la nostra vita e i nostri errori ;sperando di aver mandato un messaggio importante e abbattere un muro di pregiudizzi.
un”inbocca al lupo per il vostro futuro siete ragazzi svegli che potete cambiare le cose dando voce anche agli ultimi