Oggi in aula 2030 all’interno del BooksStock Village si è tenuta una lezione di educazione civica molto particolare. In compagnia di una classe quarta del Liceo Scientifico “Otto Marzo” di Settimo Torinese abbiamo partecipato ad una videoconferenza che ci ha messo in contatto con studenti provenienti da India, Palestina e Ucraina: il dialogo è stato mediato dalla facilitator Anna Wright, collegata da Londra. L’incontro aveva la finalità di condividere i diversi punti di vista su un fenomeno più che mai attuale come quello della globalizzazione, su cui le tre classi avevano il compito di ragionare a partire dalla domanda: “Cos’è un cittadino del mondo e come agisce?”.

I primi studenti a rispondere sono stati quelli dell’India affermando che il loro modello ideale di cittadino del mondo sarebbe un individuo capace di vedere al di là dei propri interessi, considerando tutti gli esseri umani come detentori di pari diritti e doveri. La parola è passata poi alle studentesse della Palestina che si sono soffermate sulla responsabilità dei singoli cittadini del mondo, i quali, semplicemente con le loro abitudini, possono influenzare positivamente la società in cui si trovano a vivere; gli studenti italiani hanno concluso il primo giro di interventi focalizzando l’attenzione sul tema del razzismo, da loro spiegato come il risultato di differenze linguistiche, religiose e politiche.

L’incontro è proseguito sulla falsariga dello spunto di riflessione offerto dagli studenti italiani, da cui è nata una seconda domanda: “In che modo la globalizzazione può influire sul fenomeno del razzismo?”. Come in precedenza, i primi a rispondere sono i ragazzi indiani, affermando che nel loro Paese non sono tanto presenti fenomeni di razzismo, mentre invece è molto forte la disparità sociale, che porta la classe dirigente ad arricchirsi sempre di più impedendo così un’equa distribuzione della ricchezza.

La Palestina ha contribuito alla riflessioni trovando una delle principali cause del razzismo nei social media che lo fomentano. Essi, tuttavia, se usati nella maniera corretta, potrebbero avere l’effetto opposto, ovvero quello di diffondere nella maniera più genuina possibile il concetto di una realtà inequivocabilmente multiculturale. L’Italia ha concluso l’intervento mettendo in luce gli aspetti positivi dell’immigrazione, da considerare come una risorsa per il nostro Paese.

La conferenza è giunta così al suo termine, con la reciproca promessa di mantenersi in contatto per continuare questo prolifico dialogo.

Filippo Novelli e Stefano Serafino,
Liceo Alfieri Torino