Oggi molti vedono “Guerra e Pace” come un semplice romanzo storico e forse ignorano il fatto che nel comporlo Lev Tolstoj abbia sfruttato anche la sua esperienza diretta: egli, infatti, partecipando alla guerra di Crimea (1853-1856) aveva potuto osservare, analizzare e vivere in prima persona un modo di combattere che non era cambiato molto dai tempi di Napoleone. Nel suo romanzo Tolstoj si concentra sull’analisi della psicologia del soldato semplice e dell’ufficiale: due mondi e realtà differenti, ma entrambi costretti a seguire gli ordini di una personalità ai loro occhi superiore. Mentre per il semplice contadino  questi poteva essere un sergente piuttosto che un colonnello; l’ufficiale avrebbe dovuto rispondere della sue azioni ad un generale, se non allo stesso Zar.

Due differenti mentalità che Tolstoj riesce a presentare attraverso il principe Andrej e il soldato semplice Pierre protagonisti di diversi dialoghi nel corso dell’opera: quando iniziano una discussione sul motivo per cui sono in guerra, o quando si discute sulle caratteristiche che deve avere un buon generale. Quest’ultimo argomento è particolarmente caro all’autore che attraverso le parole del principe offre il suo punto di vista. Il buon generale è quello che sa rassicurare e dare l’impressione che sia tutto sotto controllo, quello che è in grado di far tornare tranquillo al suo reparto un ufficiale che gli si era presentato angosciato e terribilmente agitato.
Insomma, Tolstoj tende a sottolineare come in guerra e specialmente sul campo di battaglia sia necessario e opportuno mantenere la lucidità e non cadere nel panico. La guerra di Napoleone, come si evince anche dall’opera, è prettamente psicologica, i soldati devono dimenticare di essere degli uomini e diventare le parti di una macchina che si muove insieme ad un ritmo preciso e cadenzato e che per nessuna ragione deve fermarsi: se un soldato cade ferito, i ranghi devono essere immediatamente serrati e la marcia deve continuare. I soldati appaiono quindi come una macchina a prima vista inarrestabile e indistruttibile, ma allo stesso tempo è Tolstoj che ci avverte della sua fragilità e precarietà. Sicuramente un esempio concreto di ciò è la battaglia di Austerlitz ( 2 dicembre 1805) : le colonne russe vanno nel panico nel momento in cui si vedono attaccate da una direzione dalla quale non dovrebbe arrivare alcun nemico; i soldati credono di essere stati circondati e sbandandosi creano una confusione che in pochi minuti si diffonde a tutta l’armata austro-russa; non servono a nulla i rimproveri degli ufficiali che cercano di raggruppare i vari reggimenti: ormai ciascuno pensa a salvare solamente se stesso.

Una frase che molto probabilmente riassume al meglio il concetto di guerra psicologica è dello stesso Napoleone che afferma “Chi ha paura di essere battuto sia certo della sconfitta”

 

Giacomo Bosco