“La forma particolare con cui si manifesta la vita materiale, sociale e spirituale d’un popolo (eventualmente di più popoli uniti in stretta relazione) – sia in tutta la durata della sua esistenza sia in un particolare periodo della sua evoluzione storica – o anche la vita di un’età, di un’epoca”. Così la civiltà è definita sul dizionario Treccani: in sala azzurra al Salone del Libro di Torino Alessandro Barbero e Maurizio Ferraris hanno voluto trasmettere con più precisione possibile al pubblico il significato di un concetto così importante ma spesso usato con superficialità. Tra lo storico e il filosofo, la discussione viene mediata da Danco Singer, esperto di editoria multimediale, coinvolto nel festival della comunicazione di Camogli che si terrà dal 12 al 15 settembre 2019, il quale focalizza la prima parte dell’incontro proprio sulla parola “civiltà”, anticipando il tema della rassegna ligure.

In merito, Alessandro Barbero spiega che questa parola risale al secolo in cui le monarchie nazionali iniziano a conquistare il Nuovo Mondo: è adesso che non è più sufficiente, come nel periodo classico e poi medioevale, distinguere i vari popoli tramite la religione proprio perchè si aggiungono dei valori mai rilevati prima. Come la maggior parte degli storici, Barbero rifiuta di dividere la storia di una civiltà umana in molti segmenti individuando nascita, apogeo e declino di ciascuna di esse, come per primo ha fatto Arnold J. Tontbee in “A study of history”; allo stesso modo, non è più corretto classificare tramite una graduatoria le diverse culture poichè riflette una visione del mondo così occidentale che in un mondo ormai globalizzato dovrebbe essere superata.

In quanto filosofo e linguista, Maurizio Ferraris replica illustrando l’etimologia delle parole greca e tedesca che più si avvicinano alla definizione odierna di civiltà: “paideia”, dal greco, “educazione” e “Bildung” dal tedesco “costruire” ci fanno riflettere sulle diverse sfaccettature che questo ampio concetto contiene. Per spiegare la sua visione, lo studioso cita l’indovinello di Edipo – Qual è l’animale che al mattino ha quattro zampe, a mezzogiorno ne ha solo due e alla sera tre? – sottolineando che, da questo momento, l’essere umano e la sua cultura sono indissolubilmente costituiti da organismo e dalla tecnica – in questo esempio, corrispondente al bastone che accompagna la vecchiaia di ciascuno.

Entrambi gli ospiti poi si concentrano sulla differenza fra lo stato naturale dell’uomo e la propria civiltà: quest’ultima corrisponde all’imparare quali istinti reprimere perciò c’è sempre una maggiore tendenza ad allontanarsi il più possibile dallo stato di natura che ci vedrebbe come esseri viventi allo stato brado. Collegandosi a tale spunto di riflessione, Barbero e Ferraris colgono l’occasione per puntualizzare la contraddizione interna che caratterizza il concetto stesso di “famiglia naturale” poichè oggi c’è ancora chi non è disponibile a cambiare la propria visione in tale ambito, non accettando che la società, in realtà, è in continuo progresso.

Concludendo l’incontro, gli esperti concordano sul fatto che non si possa prevedere cosa ci aspetterà in futuro, motivo per cui ciò causa angoscia: l’uomo tende quindi ad avere una visione pessimistica di quello che gli potrebbe accadere ma in realtà, al contrario di quanto diffuso dai media, lo storico e il filosofo-linguista affermano che la società sta continuamente migliorando.

“La tecnica e dunque la tecnologia non portano all’alienazione dell’uomo, ma alla sua rivelazione”.

Alice Libera Donno, Beatrice Manicone

Liceo Grigoletti, Pordenone