Fin dove l’identità è una scelta? Viene imposta dagli altri oppure è un dogma sociale? Sono queste le tematiche affrontate da Björn Larsson nel romanzo La lettera di Gertrud presente al Salone venerdì 10 maggio. Ambientato in un Paese europeo indefinito, il protagonista Martin Brenner, uno scienziato genetista, si ritrova a fare i conti con le sue vere origini, diverse da quelle che pensava di aver sempre avuto. Infatti, in seguito alla morte della madre, scopre di essere ebreo e tutte le sue certezze crollano. Non vuole mantenere il segreto della madre e non accetta il fatto che lei abbia deciso per lui perchè “il segreto è sempre autoritario”. Pure la sua personalità cambia: da persona molto razionale diventa impulsivo e instabile, cercando ossessivamente di capire razionalmente cosa significhi essere ebreo.  Ma come comprende alla fine “la scienza può dirci chi siamo, ma non chi scegliamo di essere”.

Larsson, in parte, si rispecchia in questa figura privata della propria identità. Secondo lui l’identità non può essere solamente una scelta personale, incide infatti anche il giudizio degli altri. Puoi sceglierla ma può essere difficile diventarlo. “Chi è uno svedese? Chi è un italiano? Bisogna smettere di pensare in termini di generalizzazione” afferma. “La domanda non è chi siamo o vogliamo essere, ma con chi vogliamo stare, vivere e condividere la nostra quotidianità”.

Beatrice Cestari e Sophia Temgoua, Liceo Ariosto Ferrara