“El gusto es nuestro” è il titolo del nuovo libro presentato nella Sala Atlantide sulla cucina peruviana, che attira più dell’80% dei turisti in Perù. I giornalisti gastronomici Luca Iaccarino ed Elisabetta Pagani si sono dimostrati incantati dalle pietanze di un paese con una storia travagliata, descrivendo la rivoluzione gastronomica che sta da qualche anno avvenendo in questa nazione. Un cambiamento iniziato quando lo chef peruviano Gastón Acurio, grande padre della cucina tradizionale peruviana, ha deciso di aprire una catena di ristoranti dal nome della propria moglie Astrid Gutsche, ridando vita a un’identità culturale ormai quasi perduta. Grazie a lui ora anche altri giovani cuochi si sono fatti promotori della cucina peruviana in tutto il mondo, infatti molti sono i nuovi piatti nati dall’unione di più culture ( la cucina Nikkei ne è solo un esempio).
Lo chef Virgilio Martinez, che ha reso il Perù famoso nel mondo sfruttando proprio la sua tradizione gastronomica, possiede il quindicesimo ristorante migliore al mondo e il primo in America Latina. Martinez ha fondato il “Central” in una piccola comunità rurale rinnovando i propri piatti con prodotti a chilometro zero. La vastità dell’ecosistema ( il Perù é infatti quattro volte l’Italia) permette agli autoctoni di coltivare e lavorare una variegata moltitudine di ingredienti, che vanno dal piranha al tubero di alta montagna.
Una pietanza tipica del Perù è il “Cuy”, ovvero il porcellino d’India arrosto, che ormai è parte dalla cultura locale tanto da sostituire il pane di Cristo in un affresco dell’ultima cena nella cattedrale di Cuzco.
Anche a Torino sono presenti ristoranti peruviani, in cui è possibile assaggiare inaspettati cocktail come il Pisco Sour (distillato con albume d’uovo, lime e zucchero ), generalmente accompagnato con tartine vegetali e chips di cuy. Esiste anche una variante tutta italiana, il Capitan (Pisco Sour e Vermouth) nata più di un secolo fa, ma riscoperta soltanto ora.
Matteo Grasso e Aurora Tesauro, liceo Alfieri
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