I ragazzi del Liceo Musicale Ego Bianchi di Cuneo hanno scritto delle lettere ai protagonisti di alcuni racconti
Ciao Anneke,
volevo dirti che la tua storia mi ha colpito profondamente perché penso che la delusione sia un sentimento molto difficile da superare, soprattutto quando uno investe tante energie, sogni e speranze in un progetto.
Penso che ritrovarsi in una condizione che ribalta completamente le nostre aspettative sia come un brutto incubo…una situazione talmente irreale da sperare di svegliarsi e accorgersi che non è successa realmente.
Invece, purtroppo, a te è successa davvero un’esperienza orribile da una persona che sarebbe dovuta essere un riferimento, in un paese e in un ambiente tutti nuovi.
Dal racconto che parla di te ho intuito che impatto ha avuto la violenza che hai subito sulla tua mente..un impatto devastante al punto che devi aver anche pensato di avere avuto qualche colpa nella vicenda e, per questo, di meritarti una punizione…quei segni sui tuoi polsi!
Penso che, se è vero che le cose non succedono per caso, questa brutta avventura forse è servita per rafforzarti e per farti capire ciò che per te è davvero importante nella vita…e, infatti, due anni dopo eccoti qua..coinvolta in pieno in un nuovo progetto umanitario.
Certo…quei segni sui tuoi polsi rimarranno indelebili a memoria di cosa ti è successo ma proprio grazie a quelle cicatrici ti ricorderai sempre che sei una forte guerriera che sa rialzarsi e che non si arrende neanche se il nemico è fisicamente più forte e dominante.
Ti mando un forte abbraccio e l’augurio di volere sempre bene a te stessa, soprattutto imparando a non incolparti per fatti di cui non sei responsabile . Inoltre ricordati che gli amici veri, quelli che non ti giudicano, esistono e che puoi sempre contare su di loro, anche nelle difficoltà più grandi..non pensare che ci siano situazioni senza via d’uscita…già riuscire a parlarne con un amico è una via d’uscita!
Ciao,
Chiara
Cara Khalat,
La tua forza è un esempio per me. E’ dal giorno in cui ho incominciato a leggere il racconto dedicato alle tue “avventure” che mi chiedo: come hai saputo rinunciare ai tuoi sogni? Come sei riuscita a scappare solo con uno zaino in spalla, la tua famiglia al seguito e dei versi di Prèvert incisi nel cuore? Come sei riuscita a non abbandonarti al dolore più disperato?
Khalat, non sai quanto la tua storia mi sia rimasta impressa, anzi, quanto i tuoi sogni siano entrati nel mio cuore e quanto il tuo dolore si sia infilato nella mia mente. E’ come se avessi pianto anche io per il povero Muhsen. Nel mentre leggevo sentivo il classico nodo in gola e, questa sensazione è stata come un fulmine a ciel sereno. Ero nel mio letto caldo, circondata da cuscini, ma era come se le mie guance portassero il peso delle tue tediose lacrime. Le coperte, le lenzuola non c’erano più, era come se fossi stata seduta accanto a te, magari nel banco accanto. Alle tue lacrime, magari ti avrei stretto la mano cercando di placare quell’enorme e profonda voragine che si stava formando nel tuo cuore. Ho immaginato nei minimi dettagli i tuoi occhi vuoti dopo il pianto, delle lande desolate di rassegnazione. Se solo ti avessi potuto urlare di nasconderti, sfogarti e proteggerti dietro a quei versi poetici così perfetti e armoniosi, in totale contraddizione con ciò che stava succedendo attorno a te, anzi a noi.
Biasimo il tuo dolore, non saprei come continuare a vivere senza mia sorella. Cadrei nella più amara disperazione senza di lei e, forse immaginerei più vividamente quel vuoto incolmabile nei tuoi occhi. Mi mancherebbero le piccole cose di lei: l’odore dei suoi capelli, le sue mani sporche di tempera e sopratutto i suoi grandi occhi azzurri. Il tuo dolore deve essere andato oltre ogni forma di accettazione. Una montagna insormontabile. Spero vivamente che quel vuoto venga placato dalla tua famiglia e dal tuo piccolo figlio.
Khalat, non mollare mai, son certa che dentro di te viva sempre quella studentessa determinata che sognava sui versi di Prèvert.
Che la fortuna sia con te.
Tua,
Nicole Pellandino
Cara Anneke,
Ti scrivo perchè voglio dirti che ammiro la tua forza di coraggio e perchè non so come tu riesca a fare un lavoro
così, stando lontana dai tuoi familiari e amici.
Ma ho anche diverse domande da farti, prima di tutto, perchè ti sei spinta a stare nel compound, nonostante tu
avessi mille dubbi e per di più un brutto presentimento.
Poi, perchè dopo la prima vicenda non te ne sei andata ma sei rimasta dopo che ha abusato di te? E perchè ti sei
tenuta tutto dentro, soffocando i tuoi sentimenti e ti sei chiusa dentro un vortice pieno di sofferenza, dolore e
tristezza? Potevi Liberarti, sfogandoti con la tua famiglia o con i tuoi amici…
Ho ancora una domanda molto importante e significativa per me ma penso anche per te, cosa ti ha spinto a
svolgere questo tipo di lavoro, cosa ti spinge a cercare di aiutare sempre la gente, anche se le condizioni di lavoro
non sono favorevoli?
Spero di ricevere tua risposta presto!!
Laura
Leggi anche i due resoconti che ha scritto Davide Coltri sugli incontri con gli studenti.
Alcune curiose e rare notizie dal primo incontro
Davide Coltri racconta le ultime giornate con i ragazzi del Liceo Musicale Ego Bianchi di Cuneo
Nessun commento
Non ci sono ancora commenti, ma tu potresti essere il primo a scriverne uno.