L’attore e regista Francesco Mandelli sbarca su un nuovo mondo da lui ancora inesplorato, la letteratura. Dopo essersi confrontato con la recitazione e la regia approda al Salone del libro con quello che lui stesso definisce un “quasi romanzo di formazione” Mia figlia è un’astronave. Il titolo senz’altro incuriosisce, ma il perchè di questa scelta non tarda ad arrivare. Mandelli racconta che mentre chiacchierava con i suoi amici si è ritrovato a descrivre sua figlia come un’astronave, un qualcosa di celeste che arriva sulla terra. Tuttavia il libro non vuole trattare della paternità, la storia infatti parla di due uomini, Napo e Jacopo, e del loro modo di approcciarsi alla realtà. Napo è un quasi tossico che vive alla giornata. Ad un certo punto, però, la sua immaturità cronica lo spinge a scegliere di cambiare vita. Cambiare… è la stessa cosa che si dice Jacopo, neopadre della piccola Vittoria, uomo ultra razionale che si trova ad affrontare tutte le sfide che un figlio porta con sé. Mandelli conferma “un’astronave” intendendo così il nascituro “porta molte cose ma ne sacrifica altre.”. Entrambi devono cambiare prima di morire nella loro quotidianità stravolta. Il romanzo presenta entrambi i punti di vista dei due personaggi, ma alla fine, l’ultima visione che ci viene presentata è quella di Viola, la compagna di Jacopo, madre di Vittoria, che in seguito entrerà nella vita di Napo. Un libro che incuriosice e che ha l’obiettivo di affrontare temi importanti senza rinunciare alla leggerezza caretteristica del suo autore. “Ne nascerà un film?” è la domanda che molti si staranno ponendo. Ebbene, Mandelli rimane misterioso sull’argomento, anche se afferma che durante la stesura gli è capitato più di una volta di pensare a come sarebbe potuta essere una scena riportata sulla pellicola, a lui più familiare. Tanto familiare che il libro possiede anche una sorta di colonna sonora grazie ai riferimenti a numerose canzoni e cd. Il romanzo è la ventata di aria fresca che l’attore cercava per uscire dalla sua comfort zone, da quel senso da lui definito “claustrofobico” che il succeso de I soliti idioti gli aveva dato. Mandelli pensa al suo libro come a quanto di più vicino a un figlio ci sia, in ambito artistico, dal momento che è la tua creatura, è solo tuo. Questa metafora rende chiaro quale sia l’iportanza della lettura per l’attore. Per lui la lettura è un qualcosa che “scatta” quando è il momento. Questa passione darà origine a un secondo romanzo? Mandelli spiega di averne uno in fase di progettazione. Vedrà mai la luce? Questo non lo sappiamo, per ora leggeremo la storia di Jacopo e Napo nel libro Mia figlia è un’astronave.

Matilde Baiardi