Il linguaggio è qualcosa che tocchiamo con mano tutti i giorni, ma al quale spesso non diamo la giusta attenzione. Questo porta al rischio di un suo abbassamento e una sua banalizzazione.
In questo campo Marco Balzano, affermato scrittore e insegnante di lettere, si può considerare un grande appassionato e quasi un maestro. Nella sua opera l’importanza delle parole, pubblicata quest’anno, egli si è proprio dedicato al tema dell’etimologia, presentando per ciascuna parola una descrizione della sua storia.
Il linguaggio, come ci spiega Balzano, non deve essere sterile ma deve compiere un vero e proprio percorso; a testimoniare ciò è la stessa etimologia della parola “parola”, derivante da parabola; qualcosa che quindi parte da una persona e deve arrivare a un’altra in modo efficace e diretto. Purtroppo questo non lo insegnano nelle scuole, bisogna infatti impararlo da sé; a dire il vero esse non tengono conto di moltissime delle cose più fondamentali come la linguistica, la filologia e l’etimologia stessa; insegnano a leggere e a scrivere ma non a parlare.
Un’altra parola su cui è necessario soffermarsi è “felicità”; è infatti un termine materno (la sillaba ‘ic’ segna la presenza di un aspetto femminile), che implica la presenza dell’altro e la capacità di prendersi cura di colui verso il quale si sente una responsabilità; originariamente quindi è una parola aperta, ma le pubblicità moderne vogliono presentarla come qualcosa di chiuso che si può raggiungere con oggetti di valore.
“Si può essere ricchi da soli ma per essere felici bisogna essere almeno in due “.
Un’altra delle parole affrontate da Balzano, che egli considera una delle più taroccate presenti nel nostro alfabeto, è “social”; la sua etimologia infatti deriva da “socius” cioè “compagno”, propria originariamente dell’ambito degli affari. Il paradosso sta nel fatto che quando si utilizzano i social si è tutt’altro che in compagnia, molto spesso infatti si è da soli davanti al computer. Oltre a ciò, i social stessi utilizzano spesso parole antiche in modo scorretto, per nobilitare un’azione banale. Una delle più comuni è “condividere”, letteralmente “dividere con qualcuno”. Questo significato implica però una rinuncia, mentre quando si condivide sui social non ci si priva di nulla.
A peggiorare ulteriormente il processo di conoscenza tra due persone sul web è lo “scambio di amicizia”, che avviene spesso senza aver avuto un rapporto diretto. Questa azione pone le due persone in posizioni diverse: una di inferiorità e una di superiorità; colui che riceve la richiesta di amicizia ha infatti il potere di accettarla o rifiutarla, e ciò porta a uno squilibrio di rapporti.
Citando Diego De Silva:
molto spesso noi non ci accorgiamo di tutti i collegamenti che i significati più nascosti delle parole hanno con il mondo reale; leggendo però il libro di Marco Balzano, che mette benissimo in evidenza questi nessi logici, non si può fare a meno di pensare “ca**o è vero!”
Caterina Marchini e Serena Conte, Liceo V. Alfieri
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